POSTPENSIERO - La filosofia politica dei social - PARTE PRIMA - 74) I partiti politici italiani

 

23 gennaio 2022,  ore  7.32  



Il mito dei riti bizantini e noiosi della prima repubblica italiana, se mai ce ne è stata una seconda, ha illuso tutti che i partiti politici, dal 1948 ad oggi, fossero intermediari tra la società e il potere, luoghi di socialità in grado di raccogliere le aspettative (talvolta si dice impropriamente "le domande") dei cittadini e veicolarle verso la politica, verso il processo decisionale del potere.

Non è mai stato così e appunto questo è ancora il bizantinismo e la degenerazione italiana.

I partiti politici sono stati soltanto gli strumenti per la selezione, essenzialmente discrezionale, del ceto politico. E non hanno fatto altro.

E non fanno altro.

Se prima era leggermente vestito, ora il partito-re è nudo. Selezionano i politici al potere e in Parlamento in un circuito totalmente autoreferenziale e scorporato, assolutamente scorporato dalla cittadinanza e dalla società. Per assurgere ad un ruolo politico adeguato, per aspirare ad un incarico o ad un riconoscimento devi essere membro di un circolo che ha un proprio circuito di approvvigionamento e di selezione del personale politico. Non vedi un rappresentante nazionale o un dirigente regionale o provinciale discutere con i cittadini, nemmeno con il lanternino di Diogene (che girava di giorno con la luce accesa alla ricerca di un uomo). Perfino i congressi dove si chiedeva la parola e discuteva non esistono più. Si partecipa soltanto per applaudire. E poi i capi di partito decidono per conto loro chi e come incaricare ad un determinato ruolo, senza mai spiegare un perché. Non è un obbligo. Nemmeno una esigenza, visto che ormai nessuno viene più eletto e tutti vengono soltanto nominati. Nessuno ha più elettori. I cittadini, trasformati in utenti, votano un simbolo indefinito, fideisticamente, senza sapere perché e cedono totalmente il potere di decidere ogni cosa a coloro che già prima avevano il potere di decidere ogni cosa.

Non è una situazione di adesso. È sempre stato così. Magari oggi è più evidente ed estremizzato. Questa però è la natura storica e il limite (anzi direi il deficit) della politica italiana.

Vale anche per la nomina del Presidente della Repubblica: si cerca un nome per ricoprire un ruolo, ma non interessa a nessuno la funzione, nessuno si chiede il perché, per fare cosa, quale è la prospettiva e la proposta che bisogna rappresentare in un futuro prossimo venturo. Si cerca qualcuno che accontenti tutti. Non i cittadini naturalmente, che sono esclusi, ma la nomenklatura semimediatica della politica italiana.

I politici stessi cercano una persona affidabile nell'hinterland della politica perché si autogiudicano inadeguati.

Si cerca un notaio, ma non della costituzione; un notaio degli interessi autoreferenziali del ceto politico nazionale autodeterminato.

Commenti

Post popolari in questo blog

SU JUNG

TEOCRATICA O TEOCENTRICA? Le forme del potere religioso

SOCIALISM LIFE 24 - dall’avvento all’evento