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Visualizzazione dei post da marzo, 2019

INTELLIGENCE: GLOCAL RELATIONSHIP THEORY - 2 - Denominazione

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Come la vogliamo chiamare? N el corso degli anni, la denominazione “ Teoria dei Giochi ” è diventata inadeguata o, come ho già detto, inopportuna. Almeno bisognerebbe usare il plurale, le “ Teorie dei Giochi ”, vista la notevole mole di contributi scientifici su vari aspetti che, negli anni, ha catalizzato. Tra i più importanti, oltre naturalmente la Teoria dei Giochi di Oskar Morgenstern, considero: la teoria del comportamento razionale di John Harsany[1], la teoria delle strategie dominanti di John Nash[2], la teoria dell’azione intelligentemente condotta[3] di Giovanni Sartori[4] (se, come credo, può essere considerata collegabile al corpus della “Teoria dei Giochi”), il teorema della Equivalenza di Aumann[5], il teorema dei giochi non atomistici di Shapley[6], fino alla teoria dei Nudge di Thaler[7].  Inizialmente avevo pensato di denominare la mia impostazione sulla realizzazione e utilizzazione analitica dei giochi “ Teoria delle aspettative ragionevoli ”. Mi semb

INTELLIGENCE: GLOCAL RELATIONSHIP THEORY - 1 - Introduzione

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Introduzione L a denominazione “ Teoria dei Giochi ” (o come vogliamo chiamarla) è da considerarsi impropria e talvolta inopportuna. È impropria in quanto si riferisce a una teorizzazione non più legata agli aspetti statici della struttura dei giochi e alle tattiche necessarie per ottenere la vittoria in una qualsivoglia competizione. È inopportuna quando si riferisce a un corpus di teorie che superano decisamente la dimensione di un gioco, specie successivamente alla grande, enorme dimostrazione della ovvietà, sfuggita fino ad allora alla scienza, con la “Teoria delle Strategie Dominanti” di John Nash. E poi: che cosa è un gioco? Ad esempio, quando cominciai ad occuparmi della “ Teoria dei Giochi ” (o come vogliamo chiamarla), nel lontano 1984, sembrava che il termine fosse troppo frivolo e infantile per la dignità di uno scienziato. Allora si parlava di “ modelli di simulazione ”, immaginando che un’azione o una relazione fosse programmabile e, peggio ancora, pre

CROSS-CUTTING CLEAVAGES NEL MEDIOEVO

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A differenza di tanti autorevoli storici e raffinati intellettuali – tra cui indubbiamente Umberto Eco, Jacques Le Goff e Fernard Braudel – io credo che il medioevo non possa essere riabilitato: può essere certamente rivalutato, ma assolutamente non può essere riabilitato.  Perché il medioevo è stato, forse non l’unica, ma la più definitiva azione politica di ri-tribalizzazione dell’era moderna [1] . 1000, 1200 anni di riformattazione del pensiero dell’Occidente e di evaporazione della storia precedente. Circa il 50% degli anni che contiamo a partire dalla convenzionale nascita di Cristo. E questo “ partire dalla nascita di Cristo ”, per quanto convenzionale, nel conteggio del tempo, nella storia del mondo, è la più emblematica prova della fortissima pervasività della ri-tribalizzazione medievale. Nel vocabolario della lingua italiana tribalizzazione è un termine antropologico, o più specificamente etnologico, che indica quella funzione complessiva indispensabile per fornire,