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Visualizzazione dei post da ottobre, 2018

EPISTEMOLOGIA SIMBIOTICA

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relazione che parzialmente ho tenuto al  Festival della Scienza , presentazione del Libro “ La Relazione di cura medico-paziente ” a cura di Liuva Capezzani Fermo 27 ottobre 2018 “ Ho perso le parole – cantava la bella canzone – eppure ce le avevo qua un attimo fa. Volevo dire cose, cose che sai, che ti dovevo, che ti dovrei. ” [1] Non ho più parole, dopo le tante belle ascoltate ora e, per non avvilire le mie, devo necessariamente ricorrere ad una citazione. Diceva Ortega Y Gasset che “ ogni nostra epoca porta con sé la sua norma e la sua enormità, il suo decalogo e la sua falsificazione ” [2] . Qual è la nostra epoca? Come possiamo sapere quale norma produrrà la sua enormità e quale decalogo dovremmo mai falsificare? Noi viviamo in tempi interessanti. Il noto filosofo Žižek ci ha insegnato che i Cinesi, quando vogliono rivolgere un malaugurio a qualcuno lo salutavano con la frase: “ benvenuto in tempi interessanti ” [3] . Perché i tempi interess

RIACE OLTRE RIACE

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La lettera del Sindaco Mimmo Lucano, sottoposto ad una indagine giudiziaria (comprensiva di arresto preventivo ed esilio) in riferimento al suo operato da Sindaco nella città di Riace, pone un problema già sufficientemente noto e abbondantemente trattato in filosofia politica.  La lettera, che è stata re-indirizzata su whatsapp, pone questo problema: la giustizia corrisponde alla legge? E se la giustizia non corrisponde alla legge, bisogna seguire i propri principi di giustizia o la legalità dello Stato? Nel caso in cui si seguissero i propri principi di giustizia, si aprirebbe un enorme problema riguardante la discrezionalità nel rispetto della legge: decido io ciò che devo rispettare e ciò che non devo rispettare in funzione del mio personale, privato, principio di giustizia, spesso in funzione del mio giustizialismo. Se invece la norma non corrispondesse ad un principio di giustizia, si aprirebbe un problema altrettanto enorme riguardante la legittimità etica e morale

TERRACINEIDE: 2 - Cesare e il futuro

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Secondo Plutarco, Giulio Cesare, se non fosse stato ucciso dalla sua ambizione di diventare imperatore (cioè, dittatore a vita) e dai Cesaricidi repubblicani il 15 marzo del 44 a.C., avrebbe voluto “ deviare il Tevere subito a sud della città, con un profondo canale, e piegatolo verso il Circeo farlo sfociare nel mare presso Terracina, procurando in tal modo agio e sicurezza a coloro che per ragioni di commercio erano soliti venire a Roma ” [1] . Plutarco era ottimista e benevolo. Non fu soltanto per il commercio che Cesare aveva immaginato la deviazione del Tevere verso Terracina. Quel fiume avrebbe tagliato la pianura pontina e raccolto le acque che trasformavano terra fertile in palude. Il fiume sarebbe stato lo scolo di acqua pantanosa e malarica. Avrebbe liberato dalla putrefazione i terreni che andavano da Roma a Terracina. Allora l’esercito romano, specie quello che riempiva le legioni di Cesare, era composto da coltivatori di terra che avevano ottenuto gli appezzame