RIACE OLTRE RIACE
La
lettera del Sindaco Mimmo Lucano, sottoposto ad una indagine giudiziaria
(comprensiva di arresto preventivo ed esilio) in riferimento al suo operato da
Sindaco nella città di Riace, pone un problema già sufficientemente noto e
abbondantemente trattato in filosofia politica.
La lettera, che è stata re-indirizzata su
whatsapp, pone questo problema: la giustizia corrisponde alla legge?
E
se la giustizia non corrisponde alla legge, bisogna seguire i propri principi
di giustizia o la legalità dello Stato?
Nel
caso in cui si seguissero i propri principi di giustizia, si aprirebbe un
enorme problema riguardante la discrezionalità
nel rispetto della legge: decido io ciò che devo rispettare e ciò che non devo
rispettare in funzione del mio personale, privato, principio di giustizia,
spesso in funzione del mio giustizialismo.
Se
invece la norma non corrispondesse ad un principio di giustizia, si aprirebbe
un problema altrettanto enorme riguardante la legittimità etica e morale del rispetto della legge: decide una
norma anonima la barbarie che bisogna sopportare e produrre oltre ogni
principio di umanità e di umanizzazione.
Tra
l’altro, coloro che si schierano con il rispetto della legge sono i primi a
reclamare il diritto di evaderla quando si tratta dei loro interessi per una
manovra finanziaria e un deficit di bilancio nei confronti dell’Europa, o per
evitare una pena per furto, o per ottenere la restituzione del maltolto con una
dilazione di comodo.
Viceversa,
coloro che si schierano con gli universali principi di giustizia, sono gli
stessi a chiedere la rigida applicazione della legge nel caso della usurpazione
individuale con l’arresto preventivo o addirittura con la condanna preventiva
per un politico non condiviso o per un nemico di schieramento.
Io
credo che il problema sia effettivamente rilevante soltanto nei sistemi a
costituzione rigida, con una legislazione principalmente formale, dove la norma
fa sentenza. Laddove invece la sentenza fa norma, nelle legislazioni
flessibili, applicabili ai casi concreti della vita quotidiana della gente, il
problema è molto meno rilevante.
Da
noi esiste una Costituzione rigida, un diritto formale, e la norma fa sentenza.
Negli USA esiste una Costituzione generale con un’applicazione ampia e
flessibile, e la sentenza fa norma.
Da
un lato la forma, dall’altro la sostanza.
Sia
per loro che per noi, penso che un punto archimedico con cui sollevare questo
problema del rapporto fra legalità e giustizia, ci sia.
La
soluzione è questa: è possibile non rispettare una legge ed esercitare il
proprio diritto alla disobbedienza civile, ma chi lo fa deve essere pronto a
subirne le conseguenze giuridiche che questa disobbedienza comporta, fino alle
sue estreme conseguenze.
Bertrand
Russell disobbedì civilmente, da pacifista radicale, all’obbligo giuridico di
andare in guerra, ma si fece tranquillamente 2 anni di carcere pur essendo il
nipote del potente Lord Russell. Gandhi disobbedì civilmente molte volte alle
leggi ingiuste del colonialismo, ma finì coscientemente e talvolta volontariamente
in galera più volte. È stato così per mille altri disobbedienti fino allo
spinello di Marco Pannella.
Dunque
il buon Mimmo Lucano ha tutto il diritto di disobbedire civilmente non
rispettando le leggi ingiuste sulla politica della immigrazione, ma non ha
alcun diritto di impunità. Questa pretesa è assurda, direi, totalmente
sbagliata. Se Mimmo Lucano non ha rispettato la legge coscientemente, tanto da
dichiarare che se potesse tornare indietro rifarebbe le stesse cose allo stesso
modo, accetti altrettanto serenamente la eventuale condanna e trasformi la pena
giudiziaria nella connotazione di una azione politica finalizzata a modificare
la legge ingiusta. Mai come in questo caso, una condanna può rappresentare una
risorsa per raggiungere una dimensione più alta di umanità e di civiltà.
Se
fossi al suo posto io vorrei essere condannato, senza alcuna giustificazione,
cercherei di dimostrare, con la mia stessa condanna, l’abnormità di una
legislazione che invece di accogliere e aiutare gli umani li scaccia e li schiaccia.
Diceva
Ivan Illich che una società è conviviale quando lo strumento non supera l’umano.
La legge è uno strumento che, nel caso delle politiche di contrasto all’immigrazione
e delle fortune di un capobanda, ha decisamente superato l’umano.
Il modello Riace lo può portare avanti anche qualcun
altro. Mimmo Lucano rivendichi per tutti noi, anche con una condanna, grazie ad
una condanna, l’insuperabile diritto umano alla convivialità
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