Post

Visualizzazione dei post da maggio, 2020

LE CONDIZIONI DELLA DEMOCRAZIA E IL CASO ITALIANO

Immagine
gli addensatori di energia sociale nella società della comunicazione  F orse in termini quantitativi ha ragione Edgar Morin, secondo cui “ la democrazia è nata in modo marginale nella storia, al fianco di imperi dispotici, teocrazie, aristocrazie, sistemi di caste. Resta marginale, nonostante l’universalizzazione dell’aspirazione democratica ” [1] . Ma in termini qualitativi no, come egli stesso riconosce, la democrazia resta “ il sistema politico più civilizzato ” [2] . In termini qualitativi ovunque la democrazia si è affermata, è stata egemonica.  L a democrazia ha sempre risolto al suo interno i problemi, non deve ricorrere a nessuno. Risolve i problemi al suo interno, da sola con i propri meccanismi. Non esiste un regime post-democratico. Oltre la democrazia non può esserci un’altra democrazia. Ci sarà una diversa forma di governo, che potrà essere in mille modi ma non potrà essere democratica. La democrazia è autopoietica o non è.  N on è un caso allora c

L’OMBRELLO DELLA DEMOCRAZIA

Immagine
Riprendere il pensi ero politico dal cestino della carta straccia  È dirompente senza essere minimamente prorompente.  L a situazione che si sta determinando in tutti i partiti italiani, fuori o dentro il PD, fuori o dentro la sinistra, il centro, la destra, fuori o dentro la politica è dirompente senza essere prorompente.  S i rompono i confini e si scavano nuovi baratri, rombi di parole vuote che servono soltanto ad estendere le distanze, sfide indispensabili per creare confini. Ciascuno dice ciò che rifiuta dell’altro per non dire in realtà cosa non può accettare di sé. Si ripetono sempre gli stessi slogan appassiti, “storie fragili nate per gioco, troppo vicine e troppo distanti”, una sarabanda di giustificazioni e accuse senza idee e peggio ancora, senza ideali.  S ono politici che starnazzano utilizzando sinonimi strani e spesso dissonanti.  L a democrazia, però, non ha sinonimi ma comportamenti; e, dunque, della democrazia non si parla. Scorre la

LA DEMOCRAZIA INCERTA

Immagine
inconsapevolezza democratica nella società della comunicazione  S e faceste, come ho fatto io, uno scouting sul pensiero democratico più o meno recente, forse avreste anche voi una sensazione di vacuità, di un discorso ridotto alle procedure o di un discorso eccessivamente esteso all’universo della vita sociale. Ben inteso, la democrazia è una procedura per prendere decisioni, come ripeteva Bobbio, o per selezionare ceto politico, su cui insiste Sartori. Inoltre la democrazia è certamente dinamica, secondo Schumpeter, ed estensiva. Tuttavia, ciò che manca sono alcuni caratteri tipici dell’era moderna. Alla fine tutti si riconducono alla definizione di caratteri universali per una forma di governo aristotelica, con connotazioni stabili e stabilite.  I l mio approccio è un po’ diverso. Parte dalla ipotesi di Bertrand Russell sulla centralità del potere. Come è noto, infatti, Russell sosteneva che “ il concetto fondamentale della scienza sociale è il potere, allo stesso m

RELAZIONE SIMBIOTICA ISTITUZIONALE

Immagine
A margine di un dibattito sulla riforma elettorale P erché mai il povero elettore dovrebbe rispondere allo stesso modo a due domande diverse?  Noi cittadini non siamo mica stupidi.  Voi ci chiedete: “ chi volete che vi governi ”?  E insieme: “ Chi volete che vi rappresenti ”?  E noi, vittime di una malattia predefinita, dovremmo rispondere allo stesso modo a queste due domande notevolmente diverse. Il fatto però è che noi non siamo stupidi e questa discussione, oltre ad essere incomprensibile, diventa perfettamente asfittica.  I n realtà noi dovremmo rispondere coerentemente in un modo rispetto alla governabilità e in un altro modo rispetto alla rappresentanza. Ma voi non ce lo permettete, costringendoci nella condizione dello studente sfortunato; cioè di quello studente che di fronte ad una domanda ambigua del suo professore, qualunque risposta tenti comunque sbaglia.  N on sarà un caso che quando le democrazie sono state egemoni sui processi storici e

LETTERA SULLA QUASI PANDEMIA DA COVID 19

Immagine
P er molti, la fine della quasi-pandemia da Covid 19 rappresenta un evento e, al tempo stesso, un avvento: l’alba di una nuova era, sembra un’accelerazione potente per l’evoluzione ulteriore dell’umanità.  Perché?  Eppure, a ben guardare, il COVID 19 ha minacciato la sopravvivenza della specie umana più di altri virus, pur avendo avuto molti decessi in meno.  D a dove proviene allora questo ottimismo nonostante una minaccia che si è trasformata subito in rischio per assenza di strutture e strumenti di contrasto?  S econdo Edward O. Wilson il fattore che ha assicurato all’umanità la sopravvivenza in un mondo estremamente pericoloso e la sua unica fitness evolutiva, è stata la particolare dimensione sociale, in grado di trasformare l’addestramento in educazione, generando così una memoria collettiva a cui attingere, un archetipo junghiano che evitasse alle generazioni successive ogni volta di ricomincia da capo. Si chiama il dente di leone della cultura il connotato dell