POSTPENSIERO - La filosofia politica dei social - PARTE PRIMA - 24) il loop della politica italiana 2
11 aprile 2021 ore
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Nominare a Premier un tecnico, senza che sia stato mai eletto, sulla base di un principio di competenza, è tuttavia la maggiore ragione di attribuzione del potere ad una persona incompetente.
Se traccio un elenco dei migliori
politici della storia, da Pericle a Biden, non trovo un imprenditore, un
banchiere, un economista o un giurista. Trovo sempre e soltanto dei politici.
Ed è ovvio. Se per essere competenti in economia bisogna essere economisti, nel
diritto dei giuristi, in medicina dei medici, in cucina dei cuochi, in
architettura degli architetti e così via, per essere competenti in politica si
dovrebbe essere dei politici. In Italia però questo semplice principio logico
non vale. Per migliorare la politica ci vogliono tutti, ma non i politici.
Senza considerare che, quando un medico, un cuoco, un banchiere, un economista,
un cittadino viene eletto diventa un politico. Nominato sulla base della sua
competenza, per governare, deve perdere la sua competenza. Questo accade perché
il dominus (cioè la legittimazione) delle democrazie è (o dovrebbe essere) il
principio di rappresentanza. Il principio di competenza è il dominus (cioè la legittimazione)
delle aristocrazia, dove i tecnici servono per sistemare le cose a coloro che
vogliono continuare a divertirsi con il potere; dove sono una semplice
copertura.
Si vorrebbero dei politici competenti?
Certo, ma questo lo consente (o no) il meccanismo elettorale che è falsato ogni
volta che lascia margini di discrezionalità. E allora, piuttosto che riformare
la legge elettorale seriamente, si nomina il miglior curriculum del momento per
permettere agli eletti incapaci di governare di essere rieletti restando
incapaci di governare. Ancora una volta i tecnici al governo svolgono la
funzione di copertura e di tutela della aristocrazia al potere.
Perché in Italia e solo in Italia si
replica costantemente questo paradossale loop?
Perché in fondo, ciascuno nutre la
recondita speranza e l'illusione di essere, un giorno, parte di quella
aristocrazia che fantomatici tecnici devono giustificare in quanto nominati per
il loro curriculum e non per un progetto politico di riforme.
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