GENEALOGIA DELLA DEMOCRAZIA: 3 - Efialte di Atene
Ogni
rivoluzione ha il suo Robespierre; e ogni Robespierre muore ammazzato.
Atene
ebbe Efialte.
Adorodoketos, cioè incorruttibile, e dikaios, cioè giusto, Efialte fu il
leader (prostate) della democrazia
radicale.
Gli
storici, Tucidide per primo, collocano la rivoluzione ateniese nell’oscuro
periodo delle Pentecontaetia (πεντηκονταετία), un cinquantennio che compreso tra il 479 a.C., fine
delle Guerre Persiane, e il 431 a.C., l’inizio della Guerra del Peloponneso.
Atene era notevolmente cresciuta, in epoca di pace. Senza guerre,
la civiltà greca si espande e Atene cresce nella sua strategia e nel suo
dominio. Principalmente nel suo dominio sul mare con la costituzione della più
imponente flotta militare del mediterraneo.
Secondo Luciano Canfora, della cui imparzialità dubito sempre
istintivamente, fu in quel periodo, in quel “volgersi di Atene verso il mare e la nascita di una flotta, circa un
secolo dopo Solone, al tempo della guerra contro i Persiani”[1], che dobbiamo trovare i fondamenti della democrazia. Perchè in quel
periodo “fu necessaria una igente
manodopera bellica di nuovo tipo: i marinai, un gruppo sociale e, insieme, un
corpo militare al quale non si chiedeva di «armarsi da sé», e che invece
risultava indispensabile per «spingere i remi e muovere le navi»”[2].
Nelle Pentecontaetia,
nei cinquant’anni di costruzione della Potenza marittima di Atene, si trovano allora
gli elementi e le ragioni della nascita della democrazia?
Cafagna
ne è sicuro: “È li la svolta, l’evento
politico-militare che ha determinato l’allargamento della cittadinanza ai non
possidenti (i «teti»), i quali assurgono così anch’essi alla dignità di
cittadini/guerrieri: appunto in quanto marinai, nel caso di Atene, della più
potente flotta del mondo greco.”[3]
Conclusione? “È quasi
superfluo affermare come dunque, tra i requisiti che rendono possibile la
nascita della «democrazia», rientrino fattori quali la collocazione marittima
della comunità, l’impegno sia commerciale che militare in direzione del mare.”[4]
Di questo paradigma interpretativo vi sarà pure qualche elemento
storico effettivamente corrispondente, ma per i marxisti le rivoluzioni al
mondo le fanno soltanto le classi economiche disagiate. O, per meglio dire,
questo giudizio è rafforzato dalla descrizione di Aristotele, che considerava
l’epoca delle Pentecontaetia,
gli anni della VII costituzione di Atene volute da Aristide e perfezionata da
Efialte, l’epoca dei grandi errori politici per colpa dei demagoghi e
dell’impero marittimo. Il senso profondo è indicare, nella nascita della
democrazia, un elemento strutturale di mistificata usurpazione e il governo
degli incompetenti, della demagogia popolare contro una platonica élite
intellettuale di filosofi competenti. Tutto questo per provare che, ieri e
principalmente oggi, le democrazie sono violente, confuse e imperialiste.
Sta di fatto che in quel periodo, ad Atene, si era
organizzato il partito dei democratici radicali, guidato appunto da Efialte. Stratego era Cimone che, nel 462
a.C., “con un cospicuo contingente di
opliti, andò in soccorso degli spartani in difficoltà di fronte agli iloti in rivolta”[5]. La
classica occasione proprizia per un golpe riformista. In assenza
dell’ostruzionistico Cimone i democratici radicali, guidati da Efialte,
riformarono i tribunali e i processi, ma essenzialmente espropriarono
interamente il potere del vecchio Aeropago, che divisero tra l’Eliea (un vero e
proprio tribunale popolare) e, più di tutto, alla Boulé, il vero parlamento
greco, il potere legislativo. La Boulé, tra le altre prerogative, assunse il
compito di giudicare, in conclusione del loro mandato, cioè quando sarebbero
dovuti entrare nell’Aeropago, l’operato dei giudici (euthyna). Questo potere permise ai democratici radicali di Efialte
di intentare, in perfetto stile giacobino, una serie di processi per corruzione
che svuotarono ulteriormente l’Aeropago di uomini e dei poteri che aveva
approfittato di accumulare durante le Guerre Persiane (epitheta). Nella storia, recente e passata, è sempre così: la
corruzione è funzionale ma vera. Il giustizialismo però serve soltanto a
giustificare la sostituzione del ceto politico al potere che normalmente fa le
stesse cose (se non peggio) di chi lo ha preceduto.
L’Aeropago
era un misto tra il nostro Senato e la nostra Corte Costituzionale. Le riforme
di Efialte trasferirono all’organo politico anche il potere del controllo della
Costituzione e la custodia dei testi delle leggi (nomophylakia), trasformando l’ultimo organo minimamente
aristocratico, il consiglio degli ex Arconti, in tribunale deputato a giudicare
esclusivamente le cause di sacrilegio e gli omicidi colposi (volontari)
commessi dai cittadini ateniesi. Fu una vera e propria dissacrazione della
tradizione, ma fu utile, molto utile alla nascita della democrazia. Riformando
tribunali e assemblee, codificando i processi e liberando i dibattiti, Efialte
determinò un vera e propria divisione tra funzione giuridica e funzione
politica negli organi della città, lasciando alle assemblee la discrezionalità
della produzione delle norme e ai tribunali la oggettività della loro
applicazione. Atene aveva già una serie di responsabilità competenti, quelle
che noi oggi ancora chiamiamo auctoritas:
gli astinomi per i mercati (argoranomi),
per i rifiuti e la spazzatura (coprologi),
per il controllo dei pesi e delle misure nel commercio (metronomi), per le strade e i lavori pubblici sottoposti ad un
architetto capo che avev a anche la fondamentale responsabilità delle acque e
delle fontane (hodopoioi). Ora ha
anche una magistratura differenziata che tenderà a specializzarsi. Nella città
comincia a strutturarsi un apparato di Stato democratico.
Naturalmente, al suo ritorno, Cimone fu estromesso e
addirittura ostracizzato per essere, poi, esiliato.
Nel 464 a.C., solo 2 anni dopo le sue riforme Efialte fu
assassinato, di notte, pare da tal Aristodico di Tanagra, armato chissà da chi
e chissà perché.
Ogni Robespierre, prima o poi, viene giustiziato dalla
ghigliottina con cui giustiziava. È una banale questione di rispetto dei
metodi.
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