POSTPENSIERO - La filosofia politica dei social - PARTE PRIMA - 68) Produzione di significati
7 gennaio 2022, ore 05.24ù
A pagina 23 del suo nuovo libro (Il nemico dentro, perché siamo noi stessi a distruggere la democrazia, Luiss Università Press, Roma 2021), Tom Nichols si chiede: “Tutti questi problemi, tuttavia, sono risolvibili in una democrazia e nessuno di essi, per quanto terribile, può spiegare perché milioni di elettori votano per consegnare economie gigantesche, eserciti potenti e in alcuni casi vere e proprie armi nucleari nelle mani di ciarlatani populisti, razzisti bell'è buoni, confusi mistici New Age o ricchi turisti della politica che hanno bisogno di gratificare il proprio ego.”
L'interrogativo è presuntuoso perché,
specie in una democrazia, il responso elettorale ha sempre una ragione; merita,
però, ugualmente una risposta.
Io credo che questo accada
essenzialmente per due ragioni:
1. perché, in epoca di transizione dalla
società industriale alla società della comunicazione, intellettuali, filosofi,
politici e cittadini non hanno definito i nuovi concetti e i nuovi criteri
della democrazia della comunicazione. Questa rinuncia è colpevole. La colpa è
di chi ha voluto partiti/contenitore per avere mano libera per la conquista del
potere. In ogni caso, manca, per amore o per calcolo, una FILOSOFIA POLITICA della
democrazia della comunicazione.
2. perché, sempre per avere mani libere, si
sostituisce il cittadino riflessivo con l'utente acquiescente, il pensiero
critico con l'adesione omologata, la rappresentanza partecipata con la rappresentazione
conformizzata. Manca una SCIENZA POLITICA della democrazia della comunicazione.
Sono colpe precise di chi preferisce una
intervista ad una assemblea, un comizio ad un confronto. In questo modo, come
dice giustamente Nichols, diventiamo noi stessi i nemici che vogliamo combattere,
la minaccia più pervicace della democrazia.
Io tuttavia sono fiducioso: più
superiamo la transizione e più istituzionalizziamo la nuova democrazia della
comunicazione; e più si sviluppa un nuovo pensiero critico, a cui non possiamo
derogare se non vogliamo abbandonare la nostra umanità e costruire un futuro di
automi. Vedo già inequivocabili segni della esigenza tutta umana di produrre
significati (filosofia politica) e una azione di loro istituzionalizzazione
(scienza politica). E chi avrà abdicato sarà abbandonato.
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