POSTPENSIERO - La filosofia politica dei social - PARTE PRIMA - 77) La restaurazione italiana

   30 gennaio 2022,  ore  7.59  


Tutti lamentano la crisi della politica (e dei partiti) e poi esultano (taluno si esalta) per la elezione forzata del Presidente Mattarella, simbolo della crisi e della politica (e dei partiti) italiani: non fosse altro perché Mattarella è stato eletto affinché niente cambi.

E l'intento è stato anche pubblicamente dichiarato.

Mattarella come Napolitano, che ha eletto Draghi, come furono eletti, Monti, Ciampi, Dini...

L'eterna ripetizione dell'uguale, compresa la solita ipocrisia dei buoni propositi, che si dichiarano sempre e non si realizzano mai.

In questo momento di sconforto per l'enfasi collettiva per la proroga dell'esistente (che significa sfiducia nel futuro) con la rinomina indotta del Presidente Mattarella, vale per tutti noi la nota rappresentazione della pazzia secondo Einstein: "continuare a fare sempre le stesse cose sperando che le cose cambino."

Siamo nel pieno della follia autoreferenziale italiana che genera sempre se stessa, che si riduce sempre in sé stessa, che si riconduce sempre a sé stessa.

Nulla cambia e continua un processo ricorsivo senza sbocco riformatore che si alimenta di ripetizioni e indispensabili risorse esterne funzionali al proprio equilibrio interno.

Ogni tanto uno scossone (Mani Pulite, Lega, M5S...) e poi, subito, azioni e reazioni di assettamento e di stabilizzazione.

Riformulazioni, tante.

Riforme, nessuna.

La mia domanda è semplice: se non sono riusciti ad eleggere un Presidente nuovo perché dovrebbero riuscire a realizzare una riforma elettorale, o fiscale, o culturale (che sono i 3 fattori morfologici che cambiano i network politici moderni)?

Boh...

Francamente spero, nel medio periodo, nella evoluzione dell'Europa che obbligherà un cambiamento anche a noi in grado di interrompere (e magari di invertire) l'involuzione da cui siamo irrefrenabilmente travolti.

Per il breve periodo, francamente, non ho speranze.


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