POST-PENSIERO - La filosofia politica dei social -PARTE PRIMA - 80) problem solving senza relazione politica.
15 febbraio 2022, ore
19.25
Nella filosofia politica americana, il centro della concettualizzazione ruota essenzialmente attorno al problem solving, cioè attorno alla capacità del governo di risolvere i problemi che la complessità storica e sociale pone alla politica.
Mi
sembra che ultimamente anche in Italia la politica si sia ridotta a questa
competenza che principalmente è legata al potere dei tecnici. Un problem solving, come lo definisce Nadia
Urbinati, epistemico, secondo cui è possibile assumere decisioni oggettive e
universalmente valide. In realtà si tratta di una idea marxista: la società
comunista, al suo ultimo stadio e comunque sempre a cominciare dalla “dittatura
del proletariato”, non ha bisogno di politica, di schieramenti alternativi e di
politici che li rappresentano perché i problemi verranno risolti con decisioni
oggettive, sulla base del motto “a
ciascuno secondo i propri bisogni”, da un apparato tecnico-amministrativo o
burocratico.
L’idea
che il Presidente del Consiglio dei Ministri sia un tecnico senza una sua
propria maggioranza politica, o con una maggioranza compatta e che raccoglie
quasi la totalità delle forze parlamentari, parte dal presupposto che sia
possibile e necessario prendere decisioni oggettive, buone per tutti, valide erga omnes.
La
politica, però, non è così.
La
politica è scelta.
La
politica è schieramento: si sta con gli uni o con gli altri; si rappresentano
gli interessi dei ricchi o dei poveri; dei capitalisti o degli operai; dei
forti o dei deboli.
La
democrazia si realizza sulla base di progetti contrapposti, che hanno impatti
diversi sui diversi soggetti sociali. Non si può rappresentare tutti. Non
esistono decisioni oggettive. Esistono scelte sempre soggettive.
La
democrazia, nel rispetto delle minoranze, è la soggettività delle maggioranze.
La
epistemologia politica in democrazia non è data dalla oggettività del problem solving, ma dalla concorrenza
libera tra soggettività sociali e le loro rappresentanze politiche.
Nel
momento in cui i partiti decidono di appoggiare un tecnico (e in Italia
ripetutamente, quasi insistentemente) abbandonano l’essenza della politica e lo
spirito della democrazia. Diffondono l’illusione che ci sia una possibilità di
risoluzione oggettiva dei problemi. E questo è un falso, storico, teorico e
politico.
Tuttavia,
c’è anche un altro aspetto da affrontare: il problem solving epistemico chiude, meglio, rinchiude la politica
dentro il binomio elezioni/governo. Questo binomio è esclusivo ed escludente: è
esclusivo perché l’unico obiettivo dei ceti politici emergenti è vincere le
elezioni per governare; è escludente perché chi è estraneo da questo binomio
rappresenta una inutile dispersione di energie e di risorse. Forse vale per la
filosofia politica americana (anche se dubito), certo non vale per la filosofia
politica europea.
In
Europa Hannah Arendt ci ha insegnato che “la
politica nasce nell’infra e si afferma come relazione”. Dunque, la politica
è azione, processo, movimento, anche se non si traduce in governo.
Esiste
un principio di rappresentanza ed una di rappresentazione che non è soltanto
relativo ai governi. Non è nemmeno circoscritto alla presenza dei partiti e dei
deputati e dei senatori in Parlamento.
La
politica non è soltanto di chi è delegato alla gestione del problem solving. Politica è anche una
possibilità per chi perde di costruire, con la sua azione, un movimento
alternativo che, in fase di work in
progress, non ha obiettivo di risolvere immediatamente alcun problema. È
quanto è accaduto, per esempio, con il M5S che ha svolto una funzione
innovativa in Italia quando non era delegato alla risoluzione dei problemi nel
Governo. La forza innovativa del M5S è infatti stata essenzialmente quella di
sbloccare la ripetitività autoreferenziale dei ceti politici, con
l’introduzione di nuovi rappresentati politici provenienti direttamente dalla
società. Abbiamo immesso risorse nuove, utili al turn over della direzione politica.
Hannah
Arendt ci ha insegnato che la politica non è soltanto forma, formalità e formalizzazione.
Questa era una idea del liberalismo di Kelsen per cui la democrazia è la forma.
Nel nuovo pensiero filosofico, la politica è principalmente azione e relazione
che può diventare riformismo o totalitarismo.
La
politica nella democrazia prima di vincere, da noi deve convincere.
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