IL LOOP SITUAZIONALE PERMANENTE

 


 



Non sono per niente convinto che il governo dei migliori corrisponda al migliore dei governi. Questa è stata un’illusione platonica, tramandata nella filosofia politica, ma assolutamente falsa. Intanto non si sa chi sia il migliore. Poi, il migliore, politicamente parlando, non è mai colui che ha il miglior curriculum.Infine un governo migliore alla prova della cronaca, non determina l’affermazione di fatti storicamente migliori.

Eppure per l’ennesima volta abbiamo chiamato i tecnici per realizzare il migliore dei governi possibili.

Eccoci qui. Ancora attoniti di fronte al telegiornale di sempre, alla crisi di sempre, a capi partito che credono di essere leader innovatori e invece si comportano come si sono comportati tutti in 73 anni di storia patria, illusi delle loro tattiche innovative e invece la conservazione bieca e l’omologazione a sempre le solite procedure. Gente felice, che applaude se cade un governo. Altri che si atteggiano a strateghi del niente e noi a guardare le cose di sempre, le noiose litanie di sempre, illusi di costruire la storia e invece vivono nella cronaca che non sarà mai nemmeno classificata.

E noi attoniti per la vita che avremmo potuto avere e non abbiamo avuto, per colpa di queste crisi, di queste liti, di questo loop in cui siamo incastrati da sempre, da 73 anni, senza mai uscirne. 73 anni di ripetizioni inconcludenti e noiose. Noi non abbiamo avuto fortuna. Siamo vissuti in una nazione, in un’epoca storica, in cui non ci è stato possibile vedere mai alcun cambiamento fondamentale. Alla fine, un paese che perde l’ultima delle guerre è come se le avesse perdute tutte. La guerra è così, devastante e definitiva. Irreversibile. Azzera la storia. Chi ha perso l’ultima guerra non può mai più recuperare davvero. Si porta dietro un handicap come una colpa che assume la forma della povertà e della prostrazione. Poche volte quella del riscatto. Forse non si vede. Forse tu non c’eri. Forse è lontana da te, lontanissima. Poi però non puoi cambiare, devi restare dentro un ordine logico internazionale, anche fortunato e giusto, ma immutabile. Devi chiedere il permesso e non puoi farne a meno. La nostra confitta è tutta evidente nei 67 governi che si sono succeduti in 73 anni. Una media di un anno e un mese a governo. come se ti dicessero che tanto il governo non serve. Il tuo sviluppo, la tua possibilità, il tuo futuro è auto diretto e non puoi farci nulla. Resti prigioniero e le generazioni successive non se ne accorgono nemmeno.

Però, quando sei a casa, davanti alla televisione e vedi giornalisti che fanno finta di scoprire le cose che già si sanno perché sono sempre le stesse; analisti che non devono dire cose troppo intelligenti altrimenti non si capiscono; capi parte che, con la loro sparuta insignificante minoranza impongono il destino ad una intera nazione, da 73 anni, alternanza senza alternativa, senza che nulla cambi; quando sei incredulo e impotente di fronte alle cose che non si faranno e alle aspettative che si stanno bruciando; allora lo sai, lo senti, che cosa significa essere una provincia succube per aver perso l’ultima definitiva guerra.

Per 50 anni tutto era possibile, coperto, ammantato, giustificato dall’appartenenza allo schieramento Occidentale; appiccicati e condotti dalla democrazia degli altri, che da te poteva avere anche molto sfortunate deroghe. Gli anni successivi è continuato allo stesso modo perché è l’unico modo che si conosce: una notevole alternanza al potere, ma mai una alternativa. Avere 67 governi in 73 anni, con una media di 1 anno e 1 mese a governo, significa dire che si può vivere in una nazione anche senza che sia governata.



Siamo un paese bloccato.

Questo è il dato inequivocabile che esce da questa ulteriore e sempre meno comprensibile crisi. Giornalisti che dicono sempre le stesse cose, politici che danno sempre le stesse ipocrite giustificazioni, innovatori che esaltano l'avvento di epoche nuove e comportamenti spartitori di sempre e... i soliti. Presidenti che fanno i soliti appelli di sempre per una responsabilità che nessuno mostra di avere. E, alla fine, Draghi come Monti, come Ciampi, come Dini; Renzi come Mastella come Bertinotti; Mattarella come Napolitano, come Ciampi come Scalfaro: l'eterna ripetizione dell'uguale.

Vorrei inoltre aggiungere, cosa negli anni sfuggita agli osservatori, che il governo dei tecnici o istituzionale in Italia non funziona perché, a differenza che in tutte le altre democrazie del mondo, in Italia i partiti sono più importanti delle istituzioni, Presidente della Repubblica compreso. Per cui questi tecnici alla fine finiscono sempre in un partito, o per farsene uno loro. In ogni caso ( ed anche per questo), il nostro sistema politico è bloccato da 73 anni, non c'è dubbio.

Intellettuali e scienziati sociali lo ripetono ormai. Ma, intellettuali e scienziati vengono derisi dai praticanti praticoni di un potere becero e malefico. Uomini pratici che pensano a sé stessi, come diceva Pasolini, e covano nel petto nel petto la loro avidità di avvoltoi. Il praticume, senza idee e senza prospettive, che vive in un loop situazione permanente, senza rendersene conto.

Lo ripeto però, come ho sempre fatto. Per fare uscire l'Italia da questa crisi bisogna cambiare i 3 fattori morfologici: 
  1. il fattore fiscale (i soldi), 
  2. il fattore elettorale (gli uomini), 
  3. il fattore culturale (le idee).

Chi lo fa?

La distruzione della speranza sta, tuttavia, nella impossibilità di credere nella diversità di una innovazione.

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