A SPROPOSITO DEL DECRETO SUL GREEN PASS -2

 


    Preoccupato che il mio giudizio fosse in realtà un pregiudizio, approssimativo ed impreciso, una sbagliata interpretazione di un pensiero più articolato e complesso, ho comprato (cosciente di sperperare le mie scarse disponibilità finanziarie) e letto il libro di Giorgio Agamben “A che punto siamo?[1].

    Il testo contiene gli articoli scritti in questo anno di presunto (e peggio ancora preteso) “dispotismo tecnologico-sanitario” comparabile a quanto realizzato nella Germania pre-nazista del 1933, superiore al ventennio fascista, giacché si tratterebbe dello stato di eccezione “più efficace fra quanto la storia di Occidente abbia finora conosciuto”, quello stesso “stato di eccezione” che sarà ricordato “come la più lunga sospensione di legalità nella storia del Paese, attuata senza che né i cittadini né, soprattutto, le istituzioni deputate abbiano avuto nulla da obiettare”.

    Accipicchia!
    Proprio in Italia?
    Si, perché “proprio l’Italia è stata per l’Occidente il laboratorio in cui la nuova tecnica di governo è stata sperimentazione nella forma più estesa”.
    E infine, per terrorizzare lettori e decisori, a proposito di gestione della paura, occorre una opportuna e funzionale maledizione apocalittica: “è probabile che quando gli storici futuri avranno chiarito che cosa era veramente in gioco nella pandemia, questo periodo apparirà come uno dei momenti più vergognosi della storia italiana e coloro che lo hanno guidato e governato come degli irresponsabili privi di ogni scrupolo etico”.
    Il toro accusa l’asino di essere cornuto. Solo che l’asino le corna non le ha, mentre il toro si. E questo coacervo di stupidità totalmente prive (e private) di giustificazione scientifica, avulse assolutamente della eloquenza dei fatti, costruite su pregiudizi individuali e una decisa e determinata ossessione nevrotica, una isterica rappresentazione senza di etica e morale, sono le vere corna che il toro Agamben accusa gli altri di avere.

    Mi sforzo e, devo dire, con una fatica notevole, a mantenere la calma contro la barbarie intellettuale di chi ignora appositamente il dolore dei morti per un vizio ideologico intellettuale. Come diceva Husserl della psicologia che degenerava in psicologismo, questa filosofia, totalmente priva di lebenswelt, cioè del mondo della vita, degenera facilmente in un insensato “filosofismo”; tanto più pericoloso perché minaccia la vita degli altri. In ogni caso, cerchiamo di argomentare logicamente partendo dalle affermazioni principali da cui si dipana questa nevrosi dell’accerchiamento del potere incontrollabile contro il cittadino controllato.

    Partiamo dal primo argomento: “Se i poteri che governano il mondo hanno deciso di cogliere il pretesto di una pandemia – a questo punto non importa se vera o simulata – per trasformare da cima a fondo i paradigmi del loro governo degli uomini e delle cose, ciò significa che quei modelli erano ai loro occhi in progressivo, inesorabile declino e non erano ormai più adeguati alle nuove esigenze”.

    A nessuno viene semplicemente in mente che la pandemia non è un pretesto, che i poteri che governano il mondo non sono identificabili, come la mafia, in alcuni soggetti che esercitano la loro volontà, indipendentemente da tutti e da tutto, liberi da ogni norma, capibanda che si riuniscono per indirizzare un processo storico verso un esito prestabilito. Non era vero nemmeno nel Medioevo. La politica ridotta a un teatro di marionette manovrate dai fili invisibili tirati da un “Deus ex machina” che non potendo essere definito viene identificato come “poteri che governano il mondo”, è un infantile transfert delle proprie angosce. Qui siamo di fronte a una profondissima radicata psicosi che vede un demonio manovratore dietro i fenomeni e la storia come il prodotto di un pervicace artificio. Un artificio utile ad esaltare se stessi, come sempre accade quando, demonizzando un potere di cui si presuppone l’azione degenerativa, si vuole semplicemente divinizzare la propria azione rigenerativa.

    Non insisterò molto, anche perché forse non sono così autorevole. Propongo allora una lunga citazione del compianto prof. Luciano Pellicani[2], morto proprio a causa del Covid che per Agamben sarebbe “una normale influenza, non molto dissimile da quelle ogni anno ricorrenti”, che definisce questo atteggiamento culturale come “un tipo antropologico sui generis” a cui sarebbe ancora affidata “la missione di rigenerare la società”. Si tratta del “santo armato”, si tratta cioè dell’ “avo spirituale del giacobino e del bolscevico”: “un asceta intramondano, nel senso specificato da Weber, psicologicamente e moralmente catafratto, dedicato anima e corpo alla sacrosanta causa della «distruzione dell’Anticristo» e animato dalla esaltante certezza di partecipare a una impresa – la «causa di Dio contro quella del diavolo» - di significato escatologico”.

    Ora, proprio ora, cioè oggi, nella società della comunicazione in cui parole ingiustificabili di connotati indescrivibili - come “potere che governa il mondo” - producono emozioni, comunque un immaginario collettivo e quindi un probabile scenario di verità per niente corrispondente alla realtà, questi “predicatori puritani”, istituzionalizzano un “modello di azione politica” per una strategia di appesantimento della loro presenza nel network delle connessioni comunicative o soltanto per affermare la propria «ideologia della transizione».

    Come funziona? Pellicani la descrive con precisione:
  1. Prima di tutto il pathos della denuncia e dell’indignazione permanente, grazie alla quale il santo rivoluzionario otteneva due risultati: diffondeva il convincimento che egli era un individuo di sentire morale così elevato da essere quotidianamente offeso dal male e, nello stesso tempo, creava nelle moltitudini una forte predisposizione alla critica.” (dalla lettera di Agamben-CacciariA proposito del decreto sul green pass” “La discriminazione di una categoria di persone, che diventano automaticamente cittadini di serie B, è di per sé un fatto gravissimo, le cui conseguenze possono essere drammatiche per la vita democratica. Lo si sta affrontando, con il cosidetto green pass, con inconsapevole leggerezza. Ogni regime dispotico ha sempre operato attraverso pratiche di discriminazione, all’inizio magari contenute e poi dilaganti.” )
  2. Predisposizione che veniva rafforzata da un altro tratto tipico della predicazione puritana: la demonizzazione delle istituzioni e la colpevolizzazione delle classi dominanti, accompagnate dalla ossessiva reiterazione che tutti i mali che affliggevano il popolo erano da imputarsi ad esse”. (dalla lettera di Agamben-Cacciari A proposito del decreto sul green pass”Guai se il vaccino si trasforma in una sorta di simbolo politico-religioso. Ciò non solo rappresenterebbe una deriva anti-democratica intollerabile, ma contrasterebbe con la stessa evidenza scientifica. Nessuno invita a non vaccinarsi! Una cosa è sostenere l’utilità, comunque, del vaccino, altra, completamente diversa, tacere del fatto che ci troviamo tuttora in una fase di “sperimentazione di massa” e che su molti, fondamentali aspetti del problema il dibattito scientifico è del tutto aperto. … Tutti sono minacciati da pratiche discriminatorie. Paradossalmente, quelli “abilitati” dal green pass più ancora dei non vaccinati (che una propaganda di regime vorrebbe far passare per “nemici della scienza” e magari fautori di pratiche magiche), dal momento che tutti i loro movimenti verrebbero controllati e mai si potrebbe venire a sapere come e da chi.”)
  3. Del tutto conseguente il passo successivo: l’incitamento alla rivolta, cui seguiva puntuale l’invito a lottare per istaurare una nuova inedita forma di governo quale rimedio sovrano contro la corruzione presente; il che equivale a dire che solo l’instaurazione del «regno dei santi» avrebbe posto fine allo stato patologico della società”. (dalla lettera di Agamben-Cacciari A proposito del decreto sul green pass”Il bisogno di discriminare è antico come la società, e certamente era già presente anche nella nostra, ma il renderlo oggi legge è qualcosa che la coscienza democratica non può accettare e contro cui deve subito reagire.”)
  4. La quarta mossa della retorica puritana era quella di presentare la società postrivoluzionaria come una realtà di sogno, in perfetta sintonia con le più profonde aspirazioni degli uomini, sicché chi si opponeva al cambiamento doveva essere considerato un agente dell’Anticristo”.
  5. Infine, a rinforzo e protezione delle precedenti, seguiva una quinta mossa, di valore strategico fondamentale: ogni obiezione rivolta alla soluzione puritana della crisi veniva decapitata preventivamente in quanto espressione del vecchio modo di pensare, destinato a sparire con l’instaurazione della Nuova Gerusalemme”.
    Nella lettera sottoscritta da Agamben e Cacciari la quarta e quinta mossa non ci sono, naturalmente, ma, immagino, non sarà difficile trovarla nei loro scritti. 
    Vedremo.






[1] AGAMBEN Giorgio, A che punto siamo? L’epidemia come politica, Quodlibet, Pioltello (MI), 2020


[2] PELLICANI Luciano, La società dei giusti, Rubettino, Soveria Mannelli, 2012, pp. 48-50

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