SOCIALISM LIFE 8 - una radicale novità

 


Alessandro Ceci

Perché questa pandemia viene considerata, come dice Edgar Morin, una “radicale novità[1]

Eppure molte altre pandemie finora sono apparse più minacciose per la specie umana. La pandemia da HIV, ad esempio, colpendo direttamente la sessualità minaccia il fattore riproduttivo e dunque la sopravvivenza della intera specie umana. Alla fine, nonostante tutto, l’abbiamo, se non debellata, almeno arginata; in qualche modo, grazie alla scienza, curata. 

E allora, perché il Covid 19, questa aggressiva e devastante pandemia, che corrode cuore e polmoni, dovrebbe indurre alla “gestazione di un nuovo paradigma” e alla “necessità di un nuovo umanesimo” ? 

Perché? Perché l’ultima pandemia rappresenterebbe la crisi che moltiplica la dirompenza di altre crisi, produrrebbe cioè una “megacrisi” che sarebbe “composto dall’insieme di crisi politiche, economiche, sociali, ecologiche, nazionali, planetarie che si sovrappongono le une alle altre, e hanno componenti, interazioni e indeterminazioni molteplici e interconnesse[2]; talmente devastanti da minacciare la nostra complessità, letteralmente ciò che fino ad ora siamo riusciti a tenere insieme, “nel senso originale del termine complexus, cioè «tessuto insieme»[3]

Insomma, la dirompenza del Covid 19 sarebbe, non solo nella minaccia alla nostra esistenza, ma principalmente nella minaccia alla nostra essenza? 

Non credo. 

Mi pare che la crisi pandemica del Covid 19 debba essere comparata più alla crisi del 1929 che ad altre pandemie. 

Non è soltanto una crisi sanitaria. 

È una crisi politica. 

Ciò che viene messo in discussione , ancora una volta, non è la malattia in sé, ma l’impatto che si determina su un modello di crescita cieca, fatta da accumulazione sfrenata, che ha indotto una globalizzazione arcigna. Ciò che viene messo in discussione non è, come afferma Edgar Morin, un paradigma che riguarda “in breve tutti gli ambiti dell’umano”, ma un progetto politico del capitalismo globale che ha rotto l’equilibrio distributivo precario di ricchezza e civiltà. Ciò che il Covid 19 mette 19 volte in discussione è quella che Donatella Di Cesare ha chiamato la “escrescenza capitalistica” che, dall’inizio del XXI secolo, ha squilibrato quasi tutte le organizzazioni sociali del mondo. Un mondo governato dalla vacuità di pazzi urlatori funzionali alla legittimazione di decisioni interessate, come può condurci all’equilibrio politico tanto caro alla filosofia politica e a Cicerone? E come può, questa follia quotidiana intenzionale contrastare con ragionevolezza ogni pandemia? 

Quando la socialità comunicativa è occupata, direi invasa, dalla presuntuosa stupidità degli invasati di vario tipo, terrapiatisti, negazionisti, dietrologi e analfabeti funzionali, tifosi di ogni risma suffragati da irresponsabili gesti di legittimazione dei loro capipopolo occasionali, il virus ha terreno fertile di espansione. 

Tuttavia tanta stupidità ha una giustificazione. 

Purtroppo. 

È la classica tecnica di occultamento della ragione, per coprire, con il rumore della voce, ogni ragionamento disvelante. Serve a nascondere, semplicemente, perché la stupidità è semplice. A nascondere che l’accumulazione capitalistica incontrollata è una minaccia al genere umano. Una minaccia alla vita e un rischio per tutti noi. 

Un esempio di stupidità occultante la ragione? 

La risposta agli impatti dirompenti della pandemia, non è far ripartire i consumi e l’economia, ma abolire le tasse che servirebbero per costruire ospedali e pagare medici e infermieri. 

Dunque non di un nuovo umanesimo abbiamo bisogno. 

La nostra umanità è qui ed ora. Dobbiamo rispettarla e sostenerla. 

Abbiamo bisogno di un progetto politico per la democrazia del XXI secolo, che ci consenta, non la ricchezza di pochi, ma la possibilità di molti di soddisfare il proprio diritto alla salute e alla cura dentro qualsivoglia pandemia. “La crisi ha potentemente messo in luce le carenze di una politica che ha favorito il capitale a discapito del lavoro e ha sacrificato prevenzione e precauzione in nome della redditività e della competitività. Gli ospedali e il loro personale sanitario sono così vittime di una politica neoliberista che viene applicata dappertutto per privatizzare e atrofizzare i servizi pubblici sia di una gestione statale iperburocratizzata sottoposta sempre più alle pressioni di potenti lobby.[4]

Le ultime elezioni americane dimostrano che il risentimento spinge il populismo di destra, mentre la minaccia alla sopravvivenza reclama il piccolo aiuto della solidarietà e quindi spinge politiche ragionevoli democratiche. Socialiste; perché il socialismo è la più antica politica di sopravvivenza che conosciamo. 

Per questo motivo, vorrei dire ad Edgar Morin, che non abbiamo bisogno di un nuovo progetto messianico, non “una Via di salvezza politico-ecologico-sociale e di civiltà[5] di cui si vorrebbero proporre i fondamenti. Non una nuova religione. 

Abbiamo bisogno di un nuovo progetto politico democratico, nella consapevolezza che il socialismo è stato la più importante esperienza di sopravvivenza e di partecipazione di tutta la lunga storia umana. Il socialismo europeo, occidentale, il welfare state, ha mostrato al mondo, una volta e per sempre, quale è la strada della intelligenza, della civiltà, della convivialità. La strada della politica. Non c’è mai stata una esperienza che ha così ampiamente tutelato l’umano estendendo la democrazia. L’unica esperienza che abbiamo vissuto così profondamente e radicalmente, dalla primordiale e antropologica accettazione dell’altro a noi, è questo socialismo vita, che ha salvato milioni di più deboli con un piccolo aiuto dei più forti. 

Lo scontro politico internazionale del presente/futuro, a differenza di quel che si crede, è totalmente concentrato sulla conquista della propensione al consumo. Le più grandi imprese di oggi sono quelle che, via internet, detengono il micro consumo economico, sociale e culturale di enormi popolazioni di utenti. 

Il virus ha bloccato il tentativo di costringer l’umanità a vivere in megalopoli superaffollate, funzionali al consumo di massa in un mercato urbanizzato, frutto di socializzazione commerciale e solitudini individuali. 

In questo vuoto che si genera tra internet che domina e le megalopoli che depauperano possiamo ritrovare un equilibrio, cablando le piccole città e offrendo nuovi spazi di socialità condivisa e conviviale, senza perdere le connessioni globali della rete. 

Abbiamo la bussola del socialismo quale esperienza fondamentale per la costruzione di un equilibrio democratico. 

È prezioso. 

Non perdiamolo. 

ooo/ooo

[1] MORIN Edgar, Cambiamo strada, Raffello Cortina Editore, Milano 2020 
[2] MORIN E., cit. 2020 
[3] MORIN E., cit. 2020 
[4] MORIN E., cit. 2020 
[5] MORIN E., cit. 2020

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