LE SARDINE NUOTANO IN MARE APERTO




La cosa più bella delle ormai frequenti interviste che coinvolgono le sardine della politica italiana è lo sconcerto e la banalità dei loro interlocutori. 

Abituati troppo e noiosamente a trattare i contenuti inautentici della politica, ignorano che, come insistentemente ripetuto da Hannah Arendt, la politica ha un senso autentico “innanzitutto per via della sua modalità di attuazione[1]

Non lo capiscono gli innaturali commentatori che cercano l’errore nelle parole di questi ragazzi, mentre l’essenza della loro esistenza è tutta nella autenticità politica delle “modalità di attuazione”. Non lo si è mai capito di Salvini e, prima ancora, di Berlusconi, di cui si è deriso le clamorose contraddizioni o le frequenti astrusità, mentre gli elettori premiavano le “modalità di attuazione” che, in qualche modo, dimostravano la loro autenticità politica. Non lo capiscono nemmeno i riabilitatori di Craxi, che lo denigrarono in vita e lo esaltano da morto (forse proprio perché è morto); e non lo ha capito Craxi stesso, allora, che la politica è autentica, non solo per i contenuti che si esprimono, ma principalmente per le “modalità di attuazione” che si adottano. Non lo capisce ancora il PD, che insiste sui contenuti e trascura le “modalità di attuazione”, rappresentando agli elettori il volto di una politica inautentica. Lo aveva perfettamente capito, invece, Enrico Berlinguer, che professava pessimi e storicamente sbagliati contenuti con ottime e corrette “modalità di attuazione” che ne fanno ancora oggi, assieme a Pertini (che aveva anche bellissimi contenuti), il simbolo più rappresentativo della autenticità politica. 

Le “sardine” fanno questo di bello: hanno occupato lo spazio della interazione politica con i loro corpi, lo “spazio pubblico dell’apparire in cui ciascun attore, interagendo con gli altri, si distingue e si mostra, ossia come spazio fisico di un reciproco apparire in cui i presenti possano vedere ed essere uditi” e sono quindi politicamente autentici.[2]

Sono, come diceva Hannah Arendt, “la pluralità paradossale degli esseri unici[3] che, grazie al loro corpo pubblico collettivo, per la contiguità fisica; meglio per la loro “pluralità fisica interattiva[4], mostrano che nella autenticità politica è “ontologicamente radicata la facoltà di agire[5]

La forza delle “sardine” è lo spazio che occupano biologicamente, con il loro corpo di umani, di utenti umanizzati. Sanno che, giacché “l’azione può aver luogo solo a condizione che il corpo faccia la sua apparizione. Io appaio agli altri, gli altri appaiono a me, il che significa che qualche spazio fra noi ci consente di apparire[6]. La loro autenticità politica è epistemologicamente giustificata dal fatto che “i presenti si mostrano l’uno all’altro, con atti e parole, esibendo così attivamente la loro unicità e la loro capacità di iniziare[7]

La loro concretezza è nella loro incarnazione. 

La loro razionalità è nel non rifiutarsi di essere attori politici. 

La loro autenticità è nella nudità della loro vita che è la nostra vita. 

Scrive Hannah Arendt: “Con la parola e con l’agire ci inseriamo nel mondo umano, e questo inserimento è come una seconda nascita, in cui confermiamo e ci sobbarchiamo la nuda realtà della nostra apparenza fisica originaria.”[8]




[1] CAVARERO Adriana, Democrazia sorgiva, Raffaello Cortina Editore,  Milano 2019, p.42
[2] CAVARERO A., cit. 2019, p.39
[3] ARENDT Hannah, Vita activa. La condizione umana, Bompiani, Milano 1988, p.128
[4] CAVARERO A., cit. 2019, p.39
[5] ARENDT H., cit. 1988, p.182
[6] BUTLER Judith, L’alleanza dei corpi. Note per una teoria performativa dell’azione collettiva, Nottetempo, Milano 2017, p.124
[7] CAVARERO A., cit. 2019, p.39
[8] ARENDT H., cit. 1988, p.128

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