IL RISCATTO POLITICO DI TERRACINA

Terracina: per una nuova alba



I due atteggiamenti che caratterizzano la condizione di declino della nostra città sono: 
  • la retorica vuota, esageratamente enfatizzata, della terracinesità, per cui ogni cosa è unica, insuperabile ed esclusiva; 
  • la chiusura relazionale entro i propri particolari confini, dentro una autarchia economica, politica e culturale, per cui le nostre risorse sarebbero autosufficienti alla nostra ricchezza e al nostro benessere.
Sono atteggiamenti di nulla indotti dalla caduta della discussione sulle visioni della città, dettati da atti amministrativi di nulla: buche che si bucano e che sprofondano in se stesse, strisce pedonali rifatte sbilenche, una viabilità labirintica e incomprensibile, cartelli stradali sbilanciati, sensi unici messi e tolti, poi rimessi per essere ritolti. L'incompetenza al potere fonda la propria legittimità su un immaginifico sclerotizzato di forme vacue.

Invece, per favorire la connessione tra la nostra città e i grandi processi di miglioramento della qualità della vita, bisogna guardare cosa succede nel mondo. Il trend di modernizzazione delle altre città è fatto sempre più di spazi di socializzazione, strade pedonalizzate in circuiti urbanistici di riqualificazione della vita salubre. Basta guardare la trasformazione delle città del nord Europa, per capire come stanno cambiando e dove vanno nella modernità. Diceva Ivan Illich che la società è conviviale quando lo strumento non supera l'umano. Le città moderne sanno di essere strumento che non deve mai superare l'umano. Nessuno ha più bisogno di vantare privilegi e supremazie. Vanno però dirette verso la strada della qualità della vita e della produzione di significati glocali, cioè globali e locali integrati.

In questa epoca di grande transizione dalla società industriale alla società della comunicazione, le città  moderne stanno ridefinendo il loro habitat sociale per qualificare la vita. Cambiano decisamente gli spazi pubblici di socializzazione sulla base della nuova simbiosi tra tecnologia e ambiente.

Nella società industriale il rapporto tra tecnologia e ambiente era inversamente proporzionale: il consumo crescente di tecnologia comportava una riduzione proporzionale della fruizione di ambiente.
Nella società della comunicazione il rapporto tra ambiente e tecnologia nelle città diventa direttamente proporzionale: la tecnologia che si consuma è quella che permette la maggiore fruizione di ambiente. E allora le città cambiano sulla base di progetti innovativi. Non pianificazione, che è uno strumento impositivo e non partecipato. Non programmazione, che pur essendo partecipata, richiede variabili infrastrutturali di lungo periodo che distraggono dagli obiettivi.

Il mondo, nel suo dinamismo irrefrenabile, cambia i connotati delle città e cambia i suoi cittadini.  Noi frequentiamo i suoi mille problemi, che non si risolvono o per incuria o per incompetenza, e lasciano migliaia di giovani emigrare per carenza di offerta e furto di futuro. Resta soltanto la "diuturna fatica dell'ambizione personale" e la solitudine indifferente di un meriggio messicano. Noi sentiamo la città che soffre e soffriamo con essa; perché questa città ci appartiene e resta, ovunque tu sia e chissà con chi, l'essenza di ogni nostra esistenza. Ci siamo noi in quei vicoli, lungo le strade lavate dalla pioggia, sotto palazzi alti che accolgono la delusione e la noia. Amministrati da politici che negano o rifiutano il confronto e che, per sentirsi vivi e produttivi, si dedicano alacremente a cose insignificanti.

Le città moderne non cambiano né con le pianificazioni, autoritarie e predeterminate, prive di qualsiasi dolore e legate a volontà predeterminate e autocratiche; né soltanto con i programmi, certo spesso partecipati e più flessibili, tuttavia ugualmente dannosi, per la loro inconcludenza e approssimazione. Non cambiano evidentemente con enfatici e clamorosi, stonati, proclami. Le città moderne cambiano con i progetti: soluzioni alternative e creative che, con la scusa di intervenire talvolta su un solo immobile, migliorano in realtà un intero comparto urbanistico nel rispetto delle norme vigenti. Proprio ciò che si poteva fare con il Mercato Arene e non si è voluto fare o con il Mercato Marina e non si sa fare. Perfettamente il contrario di quanto si è fatto sul lungomare Circe, in cui un intero comparto urbanistico è stato dequalificato con una pista ciclabile inutile e inutilizzata, e un senso unico che scarica anidride carbonica nello spazio pubblico in cui si produce naturalmente più iodio. Appunto, il contrario, perfettamente il contrario di quanto accade nel mondo: la tecnologia industriale che distrugge le risorse naturali. 
Il futuro della nostra città sarà il risultato della capacità di realizzare progetti di riqualificazione sociale affinché con la nuova simbiosi tra tecnologia e ambiente sia possibile migliorare la qualità della vita.

Mi chiedo: ci sono queste competenze in amministrazione? Sono capaci questi post-missini che ci hanno governato a fare nei prossimi anni ciò che non hanno saputo fare (gran parte per ignoranza e incapacità) nei precedenti 18 anni? E cosa possono dare, questi politici consumati, se fossero rinnovati nel loro mandato, rispetto a quanto non hanno saputo né voluto fare in 18 anni di insignificante potere?

Niente. Se fossero rinnovati, questi politici infausti, sarebbe la solita ripetizione dell'uguale. 

Invece noi abbiamo l'esigenza di capire e realizzare tanti progetti di sviluppo e di qualificazione.

Passeggiamo per Terracina e abbiamo la netta percezione del paludoso declino in cui siamo stati trascinati  in questi anni postfascisti: tra buche e tristi luminarie, nuclei di movida tossica, nuove strisce pedonali sbilenche, notti bianche e nere di sporcizia, di fumi e lividi, che oscurano con alti ritmi ripetitivi, con la loro interessata esigenza di replicarsi, per calcolo politico o convenienza economica, la identità e la identificazione della nostra cultura di vita quotidiana.

Solo progetti di qualità possono darci la possibilità di collegarsi ai trend di sviluppo che stanno facendo fare alle migliori delle città del presente/futuro il salto dentro il mondo nuovo della società della comunicazione.

Per il  riscatto di Terracina alla redazione di questi progetti ci dedicheremo.


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