MANIFESTO per una DEMOCRAZIA del futuro/presente




  Ciò che abbiamo vissuto in questi anni non è stata una crisi, è stata una transizione.
Una transizione sociale può essere connotata in due tipologie: il mutamento e/o la mutazione.

Per mutamento si intende un cambiamento del fenotipo sociale. Come e più dei singoli organismi le società hanno una serie di caratteri e di caratteristiche, come ad esempio l’aggregazione familiare, gli usi, i costumi e, in generale, i comportamenti sociali, che sono percepibili e osservabili. La sociobiologia contemporanea distingue questi caratteri in fenotipi negativi, quelli che cadono in desuetudine e tendono a scomparire nel corso degli anni, e i fenotipi adattativi, quelli che si riscontrano nell’habitat, si propagano rapidamente come moda, restano come background culturale e si solidificano in tradizioni . In ogni caso, il mutamento di una qualsiasi organizzazione è sempre un cambiamento fenotipico.

Per mutazione, invece, si intende un cambiamento del genotipo sociale. Infatti il cambiamento del genotipo non modifica i caratteri di una determinata organizzazione, ma la sua connotazione. Si tratta di un cambiamento dei geni sociali, di una trasformazione strutturale del DNA di una determinata società. Ad esempio, il modello di vita degli umani passa da migrante a sedentario, da agricolo a industriale, da fisico a bionico. Una mutazione cambia dunque definitivamente il corredo genetico di un contesto politico o di una determinata società.

Nella sua storia, l’umanità ha vissuto solo quattro enormi mutazioni:
• l’ontopower, il potere della sopravvivenza, l’epoca delle comunità, che è consistito nella conquista della posizione retta e nell’acquisizione della logica endofasia;
• l’egopower, il potere che si autorappresenta nelle società, che è consistito nell’avvento delle organizzazioni gerarchiche e nell’acquisizione della logica formale;
• il biopower, il potere del controllo della vita, l’epoca dei sistemi, quella che abbiamo vissuto, con l’acquisizione della logica computazionale e la costruzione dei computer;
• l’epipower, il potere eccedente della conoscenza, l’epoca dei network, quella che stiamo vivendo, con l’acquisizione della logica quantistica .

Senza questo schema di riferimento non si capisce la transizione e la inevitabile (e inesorabile) crisi di legittimazione che comporta, proprio ora che la stiamo vivendo con l’avvento della società della comunicazione.

Negli ultimi anni, infatti, abbiamo vissuto una mutazione che ci ha portato, dopo il passaggio dalla comunità alla società e dalla società ai sistemi, al passaggio dai sistemi ai network.
I network moderni hanno bisogno di un nuovo pensiero politico, un nuovo pensiero democratico.
I network moderni non si governano soltanto con le strutture tradizionali delle società precedenti (comunità, società, sistemi). Si governano principalmente con i fattori morfologici; cioè quei fattori che ne determinano la forma, la loro variabile morfologia.

I fattori morfologici dei network politici sono 3:
1. il fattore fiscale, relativo ai soldi e alla loro distribuzione;
2. il fattore elettorale, relativo alla qualità del ceto politico;
3. il fattore comunicativo, relativo alla complessiva produzione di idee.

I network politici moderni, operando sui fattori morfologici, possono essere indirizzati verso maggiori o minori quantitativi e qualitativi livelli di democrazia, verso maggiori o minori quantitativi e qualitativi livelli di autocrazia. Tanto più i network politici contemporanei risultano essere democratici, quanto più governo e governance sono in simbiosi . La reciproca coniugazione, la connessione, la congiunzione, tra governo e governance, assicura livelli e dimensioni crescenti di democrazia. Laddove, invece, la loro scissione è il presupposto di enormi catastrofi; e nel vuoto politico che quella scissione produce nascono le organizzazioni criminali, i terrorismi, le guerre, ma anche le crisi economiche e finanziarie che stanno sbaragliando la nostra vita. Spesso assistiamo a governi senza governance, che producono proteste sociali e disaffezione istituzionale, cioè delegittimazione. O viceversa assistiamo a nuovi fenomeni di governance senza governo, incapace di tradursi in decisioni politiche collettive, senza istituzioni effettivamente rappresentative, senza la forza del potere e con altrettante proteste sociali e disaffezione, cioè altrettanta delegittimazione.

È, dunque, indispensabile provare ad elaborare un pensiero politico che sia in grado di orientare, in primis tramite la riforma dei fattori morfologici, i network politici verso la democrazia di ultima generazione, trasferendo nella dinamica della modernità i suoi insuperabili valori.

I sottoscrittori di questo manifesto si propongono di individuare i luoghi e le forme per un confronto finalizzato alla produzione di un pensiero democratico nei network della comunicazione; e fanno appello ai soggetti politici individuali e collettivi affinché siano partecipi alle varie fasi di questa elaborazione.

Letto, approvato e sottoscritto


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