IL CENTRO DELLA PERIFERIA



In una lodevole, eppur semplicemente bella, manifestazione di beneficenza, organizzata dall’Istituto professionale "Alessandro Filosi" di Terracina, Vittoria si è avvicinata a me con affettuosa condivisione preannunciando la sua richiesta di amicizia alla mia pagina Facebook. 

Ero stato invitato ad una manifestazione che, a causa del lavoro, dello studio e della colpevole pigrizia, poco frequento in genere. Mentre mi stupivo di essere riuscito a spostare una lezione (prima volta in 35 anni di professione) e contraddittoriamente mi rincuoravo per non aver rinunciato alla davvero importante riunione, la mano tesa di Vittoria mi insegnava che, in provincia, si può sfuggire dall’anonimato mediatico con un gesto, un semplice gesto di buona educazione e di buona volontà. 

Mentre gustavo l’ospitalità culinaria e il lavoro degli studenti dell’Istituto professionale di Terracina, pensavo che Vittoria, con un semplice atto accogliente, aveva dimostrato quanto fossero fallaci le ipotesi teoriche di Marco Revelli. 

Nel suo ultimo libro “La politica senza la politica”, infatti, Marco Revelli aveva avanzato una congettura conclusiva discutibilmente collegata ai ricorsi storici vichiani, secondo cui sarebbe in atto un “processo di ri-feudalizzazione” che mira a riappropriarsi del mondo con “la riconfigurazione degli assetti territoriali, e dei cleavages ritenuti dalla politologia significativi dell’intero processo di modernizzazione”, che “restituisce l’immagine di una sorta di «innovazione restauratrice» o di «progressività regressiva» che rimette in gioco aspetti e rapporti di ancien régime e che si credevano definitivamente superati con l’affermarsi e il consolidarsi del moderno stato nazione[1]

I cleavages, si sa, sono le grandi fratture sociali e politiche che definiscono e caratterizzano gli schieramenti: credenti contro atei, cattolici contro islamici, guelfi contro ghibellini, capitalisti contro proletari, liberali contro socialisti, populisti contro civici. Il cleavage è la frattura che ti distingue e ti fa essere in un modo piuttosto che in un altro. 

Ora, per Marco Revelli, il cleavage che si ripropone in questa improbabile ipotesi di ritorno del feudalesimo è la frattura tra centro e periferia. 

Già prima pensavo che questa fosse una vecchia idea politologica e che i cleavages nella società della comunicazione e dei network, non fossero più separazioni ma, come diceva Lacan, separtizioni

Dopo il gesto educato di Vittoria, a maggior ragione, penso che i cleavages siano connessioni che clusterizzano informazioni frammentarie dallo sfondo e ti riposizionano rispetto ad un determinato habitat di riferimento. 

Facciamo un esempio: se accendo il computer e apro un file, quel file in realtà non esiste, esistono nella memoria del computer una serie di frammenti che vengono riuniti logicamente dal mio comando (appunto clusterizzati) e ricomposti in ordine in modo che io possa lavorare. Il file che vedo non è separato dal computer e, al tempo stesso, non è il computer. È separtito, cioè viene astratto dallo sfondo restando dentro lo sfondo: è diversamente posizionato nel contesto, non separato, dunque, separtito

Vittoria ha dimostrato a tutti noi, con un gesto naturale e istintivo, che le città e le periferie, in generale i cleavages, nella società della comunicazione che sostituisce la rappresentanza alla rappresentazione, sono dimensioni di posizionamento separtiti. 

Nelle nostre città, nella nostra città, grazie ai tanti gesti di riposizionamento delle risorse e delle competenze si può fare molto per lo sviluppo economico, sociale e culturale. Una amministrazione intelligente può essere il fattore propulsivo per una migliore qualità della vita, non separata, ma separtita e, pertanto, identificata, rispetto ai connotati evolutivi degli habitat globali. Noi possiamo riconoscerci soltanto se ci conosciamo, possiamo riconoscere i nostri luoghi soltanto se li conosciamo, come io riconoscerò Vittoria perché la conosco. 

Non c’è più una politica locale. 

Ci sono i luoghi, le località della politica in cui si può essere separtiti senza essere separati. 

L’amministrazione comunale può moltissimo se vuole, se sa, se sa volere. 

ooo/ooo


[1] REVELLI Marco, La politica senza la politica, Einaudi, Torino 2019, pag.195

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