GENEALOGIA DEMOCRATICA: 12 - la cima di Tommaso d'Aquino
Involontariamente fu Tommaso D’Aquino, sostituendo il concetto di clementia, introdotto da Seneca, con il
concetto di prudentia, cioè togliendo
la discrezionalità al monarca e ripristinando la concezione sociale di
equilibrio politico, fu Tommaso D’Aquino che aiutò il pensiero democratico a
riemergere.
Anche qui, non si può dire che l’aquinate fosse effettivamente un
democratico; ma il suo contributo fu come una corda lanciata ad un disperato,
lentamente assorbito dalle sabbie mobili del logos monopolitikos. Ricevere una corda non significa salvarsi,
significa potersi aggrappare a qualcosa di stabile. Sempre nel soffocante
pantano di melma si resta. Tuttavia si può sperare, se quella corda resiste, di
poterne uscire in qualche modo.
D’altronde Tommaso D’Aquino è noto per aver introdotto il pensiero
aristotelico nella platonica teologia cattolica di Sant’Agostino. Per questo
stesso motivo, forse, il beato Tommaso fu assassinato, secondo le mie
personalissime ipotesi, da Francesco, vescovo di Terracina.
In ogni caso, il centro della filosofia politica aristotelica, che ritorna
nella cultura occidentale, è il concetto di equilibrio. Tommaso d’Aquino
ritrova l’equilibrio politico riportando la morale nella dimensione sociale,
togliendola alla volontà discrezionale del potere. Dunque, proprio come la
concezione aristotelica, la Politica sta a metà tra la Metafisica e la Fisica.
Anzi, sta in mezzo, incastrata, integrata e per questo integra, tra l’una e
l’altra. Nella Metafisica perché le virtù cardinali rappresentano ed esprimono
la giustizia, che è l’unica strada – già indicata da Dante Alighieri – che ha
l’uomo per raggiungere la perfezione individuale e collettiva; perché regge in
equilibrio la società rendendo a ciascuno ciò che gli spetta. D’altra parte, la politica è integrata anche
nella fisica perché tutto l’universo soggiace al potere di Dio. L’universo è
governato da Dio. È l’autorità divina che genera e regge ogni cosa, “in toto universo unus Deus factor omnium et
rector”. Infine, per Tommaso d’Aquino, non è il Monarca che riceve la
legittimazione politica da Dio per esercitare il suo potere, al contrario, è
l’azione politica di ciascuno (Monarca compreso) che deve essere morale, cioè
giusta, per rendere perfettibile il singolo individuo e in equilibrio la
società, in modo che entrambi possano realizzare in Terra la legittimità di
Dio. Fenomenologia, individui, società intere e le loro organizzazioni
politiche, fisica e la metafisica morale delle loro virtù, hanno un solo fine:
Dio. Questo Dio che governa l’universo che ha generato è rappresentato, non dal
potere temporale di uno, ma dal fine morale dell’universo che governa che è Dio
stesso. Dio è rappresentato da se stesso nella fenomenologia che Lui è.
Coloro che vedono una distanza tra il pensiero di Aristotele e quello di
Tommaso, qui, sbagliano. È vero che “Aristotele
fa consistere il fine ultimo dell'uomo nella theoretiké, nella contemplazione
della verità”[1], mentre Tommaso attribuisce “la suprema meta dell'uomo e la sua perfetta
ed eterna beatitudine nell'al di là, nella scoperta ed amorosa visione d'Iddio”[2]. Tuttavia, sostenendo che la beatitudine è insita nella “consideratio scientiarum speculativarum”,
Tommaso ammette che la legge divina si riflette sul piano della natura, sia
essa ecologica, sia essa sociologica. Per Aristotele e Tommaso dunque è la
fenomenologia dell’esistente[3] che conta, la cui essenza è data dalle leggi (della scienza e/o di Dio) che
la generano e la governano.
Leggi.
Sono le leggi, indipendentemente se siano di Dio o della Fisica, o
addirittura se Dio e la Fisica siano un tutt’uno nella Metafisica dell’esistente,
sono sempre le leggi a determinare l’universo, la sua vita e la sua dinamica
fenomenologica:“…lex importat ordinem ad
finem active, inquantum scilicet per eam ordinantur aliqua in finem” (La legge implica un fine attivo in quanto
indirizza il suo stesso ordinamento a quel fine).
Anche nella società che costruisce, con l’azione politica, è sempre la
legge che regolamenta (indirizza e crea) la vita degli uomini, ma “…non autem passive, idest quod ipsa lex
ordinetur ad finem, nisi per accidens in gubernante, cuius finis est extra
ipsum, ad quem etiam necesse est ut lex eius ordinetur.” ( non già passivamente, cioè, che la legge in
se stessa non è ordinata a quel fine, tranne
che nel caso di un governatore in cui il
fine [della legge] è estrinseco a lui, e per il quale è
necessario mettere in ordine la legge di colui che è anche lui).
La cima di salvataggio che Tommaso d’Aquino lancia al pensiero democratico
è la gerarchia politica che determina la sottrazione della legittimità e della
discrezionalità del potere al monarca. Prima c’è Dio, poi c’è la sua legge che
è naturale e umana, ispirata alla morale e al principio di giustizia, perché poi
c’è la persona a cui devono essere ordinate tutte le strutture e gli strumenti
della politica: “Persona significat id
quod est perfectissimum in tota natura”.
Questi soggetti istituzionali, Dio, la legge e la persona umana, sono la
struttura dell’habitat, le condizioni fondamentali, appunto, il fondamento della
città ideale di Tommaso, a cui devono conformarsi i due fattori connotativi
della politica: l’azione, che deve
essere morale per realizzare il bene
pubblico e collettivo; il potere, che deve essere esercitato con prudentia per realizzare l’obiettivo generale
dell’equilibrio politico.
Che c’entra tutto questo con la democrazia e il suo pensiero?
Poco; ma quel poco però è sufficiente ad essere un appiglio.
La legittimità del potere non è data da Dio ma nel rispetto di Dio, delle
sue leggi, della fenomenologia dell’esistente che Lui ha generato e che Lui,
non altri, governa. La legittimità del potere non è più il prodotto di un ruolo
sociale che si acquista per eredità o si conquista con forza, ma il risultato
di una azione politica dell’individuo e della società, che si perfeziona
tramite la morale, la giustizia, il bene e la bontà collettiva. Sono le uniche
possibili condizioni della Legge di Dio, della legge che è Dio.
È l’uomo che agisce “per intellectum,
cuius est manifeste propter finem operaci”[4]; non in base ad un ruolo, ma per un fine politico: “...homini convenit omnia agere propter finem”[5]. Dopo 1.200 anni, la politica torna ad essere costruita sulla filosofia
pragmatica di Cicerone: tutti possono agire razionalmente nel rispetto e per
realizzare ciò che è ordinato da Dio, “Sicut
autem ens est primum quod cadit in apprehensione practicae rationis, quae
ordinatur ad opus”[6]. Tutti possono agire per un fine, “Omne
enim agens agit propter finem, qui habet rationem boni”[7], ma questo fine deve avere una buona ragione; perché la ragione pratica,
cioè la politica, non può che essere fondata sull’etica, cioè su una ragione
buona, “…Et ideo primum principiurn in
ratione practica est quod fundatur supra rationem boni; quae est: Bonum est
quod omnia appetunt.”[8]
Il potere è sottratto a chi lo esercita nel nome di Dio ed è esercitato nell’applicazione
morale della legge (divina – cioè metafisica -, naturale – cioè fisica – e umana
– cioè sociale - ) che serve a rispettare il nome (il fine – cioè la giustizia
-) di Dio. La clementia, che è la
volontà del Sovrano, diventa prudentia,
che è un comportamento politico.
È forse per questo che Tommaso fu forse assassinato, dopo vari tentativi
dei suoi famigliari e parenti, forse dal vescovo di Terracina, Francesco.
[1]
Grabmann, La filosofia
della cultura secondo Tommaso d'Aquino, Bologna, Studio Domenicano, 1931,
p. 33
[2]
Grabmann, cit. 1931, p. 33
[3] A differenza di Agostino per il
quale conta l’essenza della fenomenologia
[4] Tommaso d’Aquino, De regimine, I, 1
[5]
Tommaso d’Aquino, De regimine, I, 1
[6] Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I.a, II.ae, q. I, a. I, c.
[7]
Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I.a, II.ae, q. I, a. I, c.
[8] Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I.a II.ae, q. 94, a. 2, e. e pure I.a, q. 5, a.
I, c.
Se le interessa, le envierò su Tommaso di Aquino, un articolo contro la tirannia, tra l'altro ripresa da Leone XIII e non mai smentita dai papi successori, incluso Francesco.
RispondiEliminaCerto che mi interessa. La ringrazio moltissimo
Elimina