ESTREMISMO DI RITORNO





Ora qualcuno dirà che sono ossessionato dal meccanismo elettorale, ma non è così. Per evitare questa banale obiezione spiego rapidamente il mio paradigma.

Ritengo, dati scientifici alla mano, che i sistemi politici abbiano superato, con l'avvento dei network sociali, la fase dei modelli e siano sempre più caratterizzati da processi progressivi o regressivi. 

Questi processi generalmente assumono una determinata conformazione (morfologia) in funzione di 3 fattori prevalenti: 
  • il fattore della comunicazione, per la produzione di idee, che in Italia è in mano per per il 50% al capo di Governo e per il 50% al capo di un partito politico (che quando fu anche capo di Governo fece il pieno ) e la scuola di ogni ordine ordine grado che è stata ripetutamente distrutta; 
  • il fattore fiscale, per il recupero dei soldi, esteso o ridotto ma mai riformato, in cui si annidano le possibilità di evasione, corruzione e riciclo del denaro sporco; 
  • il fattore elettorale, per la selezione degli uomini, che in questi anni è stato più volte cambiato sempre per controllare le espressioni di voto e scegliere il ceto politico più acquiescente alle volontà dei partiti che dal 1922 ad oggi hanno fatto delle istituzioni un loro surrogato. 
Per questo mi sono concentrato sul fattore elettorale: perché è l'unico riformulato. 
Giovanni Sartori ci ha inutilmente insegnato che il proporzionale produce un pluralismo polarizzato che tante sventure ha prodotto in Italia: ingovernabilità, blocco inamovibile di potere centrale, intrighi e tradimenti degli eletti, partiti antisistema che polarizzano il dissenso sugli estremi, estremismo radicale violento. 

Appena restaurato il meccanismo di voto della Prima Repubblica, sono tornate tutte le sue sventure. Estremismo per primo.

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