IL VOTO E IL VUOTO




Dopo aver scritto un articolo sulla riformulazione del ruolo politico dei partiti e, peggio ancora, del loro potere incontrollato che produce il “paradosso ricorsivo della duplice surroga” (noto nella Scienza Politica fin dai tempi di Guglielmo Ferrero), mi sono chiesto come mai, a partire dagli anni novanta  del secolo scorso, per lunghi quasi 30 anni, l’Europa è sottoposta a profonde crisi di legittimità delle sue istituzioni, dei suoi istituti e del suo ceto politico, mentre gli U.S.A., no.
Gira e rigira, la risposta è una sola: nella società della comunicazione diretta, gli unici istituti, istituzioni e ceto politico legittimato sono quelli eletti direttamente.
Negli anni novanta è cominciato l’avvento, come fatto sociale totale, della società della comunicazione e tutti gli organi ad elezione mediata (di cui l’Europa è piena) sono stati, di volta in volta, corrosi dall’acido della delegittimazione politica. Gli Stati Uniti d’America, invece, sono la prima democrazia della comunicazione, come ha subito notato Alexis de Tocqueville, e dunque ha da sempre istituzioni, istituti e ceto politico eletti direttamente. Per questo motivo non ha avuto e non avrà, nonostante la caduta della base elettorale, crisi di legittimità. Chi non vota in un network a elezione diretta non ha giustificazioni, sa che la responsabilità del disinteresse è soltanto sua. Chi non vota – ed anche chi vota – in un network ad elezione mediata – cioè in cui la soluzione politica non è diretta corrispondenza della espressione elettorale – attribuisce la responsabilità alla inutilità del voto.
E da noi, in Italia, ha ragione.
Prendiamo la recente formulazione dei candidati, scelti dai partiti. Ogni gruppo di potere ha protetto il suo entourage, i suoi fedeli acquiescenti. in una democrazia a parziale rappresentatività. Meglio specificare che, naturalmente io distinguo la rappresentanza, cioè la presenza in parlamento di forze politiche corrispondenti a realtà sociali, dalla rappresentatività, la capacità di trasferire al Governo le proposte sottoposte al dibattito elettorale in generale e in particolare nel momento del voto. Credo che l'Italia sia sempre stata una quasi democrazia con alto tasso di rappresentanza e basso tasso di rappresentatività. Anzi una quasi democrazia per il vuoto che si determina tra l'alto tasso di rappresentanza e il basso tasso di rappresentatività. Da un certo momento della nostra storia, in questo vuoto, che è lo stesso vuoto che si determina in certe epoche tra governance e governo, hanno sguazzato i partiti politici, forti del loro potere discrezionale su candidati, programmi, eletti ed elettori, a cui è sempre stato proposto un meccanismo elettorale illusorio, dove il loro voto fosse ininfluente sulla discrezionalità decisionale del ceto politico. Da un certo momento della storia, dal famoso "discorso del bivacco" di Benito Mussolini, dal 16 novembre 1922,  in Italia il voto non serve a niente. Il voto diretto non c’è e, se c’è, è inutile, non serve a niente. Conta solo il voto mediato dall'azione politica degli apparati nazionali, che sono anarchici, incontrollati, incontrollabili e, quasi sempre, non democratici. I dirigenti politici, pieni di procedure studiate per garantire la supremazia del proprio potere e il rapporto familiare con il proprio "cerchio magico", credono di essere immortali e impunibili. E invece no. Proprio questo modo di procedere li trasforma in personaggi insignificanti e, storicamente parlando, inconsistenti, tutelando esclusivamente, non loro, ma l'apparato del proprio potere. La crisi di legittimità finale sarà il prodotto della inutilità della loro azione politica, della loro stessa vacuità per aver gabellato ciascun cittadino elettore. Vale da sempre, per tutti. L'Italia è l'unica democrazia al mondo con ricorrenti e violente crisi di legittimazione che bruciano, come una macchina rotta, risorse ed intelligenze. Perché? Perché da sempre è un sistema che non canalizza il conflitto sociale in rappresentatività politica. si ferma alla rappresentanza. Da sempre, dunque, il voto degli elettori non serve a niente. Non c'è il voto diretto. c'è sempre e soltanto un voto mediato dalla volontà di un potere spesso nemmeno mai eletto. Tuttavia, come al solito l’inutilità elettorale produrrà nuove crisi di legittimità.
Rispetto a questo, in Italia, la stretta autocratica restauratrice è evidente relativamente alle procedure (leggi elettorali) e ai processi (selezione dei candidati). 
In Europa meno ma i sistemi mediati sono ugualmente diffusi.
Evidente e diffusa è pure la crisi di legittimità politica in Italia e in Europa.
Negli U.S.A. no. E non c'è una crisi di legittimità nonostante Trump. Perché? Perché, rispetto al voto e alla divisione dei poteri, è il leader che non conta niente. Il Presidente non può fare ciò che vuole. non ha discrezionalità. Ovunque vuoi andare, qualsiasi incarico vuoi, non puoi mai essere nominato, devi sempre essere eletto, con un meccanismo, semplice, comprensibile, diretto. Vinci governi, perdi vai a casa. Come sosteneva Filippo Turati, il voto "è la sola base di una sovranità legittima; - ma che dico legittima? - di una sovranità che possa nei tempi moderni, vivere, agire, permanere". In America l'hanno realizzata. Non ci sono i presupposti per le crisi di legittimità politica. Non è che l'America funzioni bene in tantissime cose; ma le funzioni morfologiche di sua costituzione (la funzione fiscale, elettorale e comunicativa) funzionano perfettamente e non producono crisi di legittimità politica. 
In Italia non è mai stato così e non sarà così nemmeno dopo ogni consultazione elettorale prossima ventura: se vinci puoi perdere nonostante il voto, se perdi puoi vincere nonostante il voto. Il voto è perfettamente inutile. Questo è il secondo paradosso del nostro sistema politico, il "paradosso della legittimità invertita": abbiamo il massimo di delegittimazione dopo il voto che dovrebbe essere il massimo di legittimazione politica di una democrazia. Questo accade perché dopo il voto, ogni volta, percepiamo l'inganno senza averne coscienza. Così continueremo ad imbarcare l’acido corrosivo delle crisi di legittimità che tanto ci hanno scarnito e depotenziato finora. 

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