CONNETTOGRAFIA DEL CRIMINE


            Propongo una riclassificazione del crimine.
            Anzi, propongo di assemblare i crimini, oltre che per categorie – come si fa normalmente oggi - anche per tipologie. Dunque, in realtà, propongo di aggiungere una nuova classificazione che, una volta integrata alla precedente, offra la possibilità di una nuova mappatura del crimine: una mappatura connettografica[1].
           
            Si intende per categoria, il prodotto di un processo di astrazione teorica che permette di definire classi di entità (oggetti, soggetti, comportamenti, azioni, ecc…) che abbia un elemento caratterizzante in comune. Il primo a individuare le categorie, come è noto è stato Aristotele, che le considerava universali e immanenti. Per il filosofo greco la categoria è il termine universale e senza riferimento di un predicato. Se diciamo, ad esempio, “il killer ammazza a pagamento”, non ci riferiamo ad un singolo e specifico killer, ma alla categoria di tutti i killer esistenti. Per Aristotele, ogni termine semplice, senza connessione, deve appartenere ad una categoria[2]. Le categorie servono sia ad individuare il collegamento tra una entità e l’altra, sia ad individuare le differenze tra la forma di diversi enti. Tuttavia le categorie che noi utilizziamo nelle diverse classificazioni non sono quelle di derivazione aristotelica, che come si vede sono di carattere ontologico, relative alla realtà dell’essere. Noi utilizziamo le categorie di derivazione kantiana[3], cioè quelle categorie che appartengono alla elaborazione logica, al pensiero, anche se devono essere riempite di dati per non restare vuote ed insignificanti. Se le categorie aristoteliche dunque derivavano dalla esperienza sensibile e si affrancavano in forme universali, le categorie kantiane, quelle che utilizziamo noi, sono concetti  trascendentali, funzioni a priori che appartengo, non alla realtà, ma all’intelletto, schemi precostituiti, diremmo oggi, per la decostruzione di un fenomeno. Queste funzioni a priori assumo la loro più alta codificazione nella schematizzazione matematica, nell’albero dei numeri con cui si costruisce, per esempio, l’indice di un testo: 1: 1.1, 1.2, 1.3…… 2: 2.1, 2.2, 2.3….. 3: 3.1, 3.2, 3.3…..
            Per Bertrand Russell[4] e per Frege[5], la matematica non basta per risolvere i problemi della realtà. La matematica e la geometria, senza entrare nel dettaglio, avevano bisogno di una traduzione logica per risolvere i paradossi che non riuscivano a risolvere.  Russell allora elabora la “Teoria dei tipi logici[6], che ha dato vita alla insiemistica che oggi studiamo a scuola e al concetto di tipologia che oggi noi applichiamo nelle classificazioni superiori, come per esempio nelle funzioni di clusterizzazioni del computer.  Le tipologie sono semplicemente meta-categorie, cioè categorie di categorie, che, invece di analizzare i caratteri dei singoli enti, considerano le loro connessioni logiche e i loro problemi. Facciamo un esempio criminologico più evidente, anche se può apparire più impreciso. Diceva Watzslawick che “ [7]. Prendiamo la categoria dei Serial-killer: tutta la categoria dei Serial-Killer non appartiene, nella sua interezza, a se stessa; è la categoria dei Serial-Killer, ma non appartiene alla categoria dei Serial-Killer. È il cosiddetto “paradosso dell’autoreferenza[8]. Ovviamente ogni singolo Killer seriale è un ente connotato, ma inferiore rispetto al tipo logico della intera categoria. Naturalmente esistono anche altri killer che non sono seriali. È certo allora che tutti i killer saranno compresi tra la categoria di coloro che sono Serial-Killer e coloro che non lo sono. La distanza sta nel fatto che quello di Killer, seriale e non, è un concetto, mentre il singolo serial killer è un ente con almeno un connotato. Potremmo dire che le categorie dei Killer seriali e non, sono concetti di derivazione kantiana, mentre i singoli serial killer sono entità di derivazione aristotelica.
            Come si vede però le cose non combaciano, perché i primi sono concetti e i secondi sono entità.
            Come facciamo a farli corrispondere?
            Se prendiamo la classe degli assassini, che è un concetto e non una entità, a cui partecipano tutte le categorie di assassini compresi i Serial Killer, perché sono anche questi concetti e non entità, abbiamo costruito una tipologia che contiene sia l’entità dei singoli Serial-Killer che la loro categoria concettuale[9].
            Perché?
            Perché non mi sono occupato più della loro connotazione ma della loro funzione, non delle loro caratteristiche ma delle loro connessioni rispetto al problema dell’assassinio.
            Secondo Russell questa ricomposizione di livello superiore è infinita.
            Noi chiamiamo dimensioni questi livelli.
            È possibile che le dimensioni logiche dei fenomeni siano infinite anche se noi esseri umani, essendo simbiotici ai fenomeni dentro cui viviamo  abbiamo incorporato solo 4 dimensioni logiche, corrispondenti a 4 forme di mutazione sociale.
            Definiamo, allora, sulla base di questo approccio tematico, dimensione il passaggio dalle categorie alle tipologie, in quanto le categorie hanno una dimensione logica diversa dalla dimensione logica delle tipologie.

            Diamo una definizione ordinata delle singole denominazioni.
           

            Per le categorie:
  • Si intende per Crimine Centrico quel crimine che, condotto dal potere ontologico della sopravvivenza,  viene commesso per la soddisfazione dei propri bisogni, centrato attorno al proprio fabbisogno. La scala dei bisogni maggiormente utilizzata è quella di Abraham Maslow[10]. Ciò non toglie che ciascuno possa usare quella che preferisce. Sono ad esempio i crimini compiuti per una migliore gratificazione economica, quelli compiuti per sopravvivenza (un immigrato che ne ammazza un altro per sopravvivere sulla zattera), per sicurezza (il crimine compiuto contro un immigrato da un cittadino della nazione accogliente per paura di essere aggredito), per appartenenza ad una associazione (il crimine compiuto dagli aderenti ad una organizzazione criminale), per status (i crimini compiuti dai colletti bianchi), per autorealizzazione (i crimini compiuti dai politici, ad esempio).
  • Si intende per Crimine Eccentrico quel crimine che, condotto dal potere egocentrico della sua propria rappresentazione, si compie oltre la soddisfazione di un proprio bisogno, per una esigenza strategica o tattica, per una azione di controllo o di sopraffazione come ad esempio quando si uccide per ottenere una eredità, o il furto, o l’assassinio politico, o le azioni esuberanti del sabato sera, o le azioni criminali di vendetta.
  • Si intende per Crimine Grammatico quel crimine che, condotto dal potere biologico sulla vita, corrisponde al controllo e al rispetto di una morale, di regole di vita, di un codice di comportamento, di una aspettativa sociale, quel crimine che riguarda il rispetto delle regole della grammatica della vita, come ad esempio gli attentati terroristici, le sette, le vendette per tradimento, alcune tipologie di Killer seriali.
  • Si intende per Crimine Ologrammatico quel crimine che, condotto dal super potere della conoscenza, si compie per la rappresentazione di una propria immagine, reale o virtuale, per una immaginazione olografica, per la visione di sé che si vuole proiettare sul proscenio dell’immaginario collettivo. Fanno parte di questa categoria certamente i crimini compiuti virtualmente, ma anche alcune azioni criminali che avevano come finalità quella di proiettarsi sui mass media, come ad esempio il cyber bullismo.

            Per le tipologie:
  • Si intende per Crimine Inconscio, spinto dalla logica endofasica, quel crimine che avviene senza una precisa causa, senza un movente vero, come ad esempio l’assassinio incontrollato familiare, la reazione esagerata, lo sterminio dei partner e dei figli.
  • Si intende per Crimine Conscio, spinto dalla logica formale, il crimine calcolato, intenzionale, premeditato, con una causa e un movente, come ad esempio quando si ammazza la moglie o il marito per vivere con l’amante, quando si ammazza qualcuno per fare carriera, quando si compie un reato ottenere una migliore condizione sociale o economica.
  • Si intende per Crimine Giustificato, spinto dalla logica computazionale, il crimine che si compie per riparare ad una ingiustizia percepita, per un ordine morale contro la figlia islamica che non vuole obbedire al dettato dei genitori, o chi incendia un appartamento perché non è giusto sentire tutto quel fracasso.
  • Si intende per Crimine Complesso, spinto dalla logica quantistica, quello riconducibile ad una dimensione multi causale, con differenti ed incerti moventi, dettato da una condizione unica e particolare, che altrimenti non sarebbero stati commessi, variabile nella sua accezione nello spazio e nel tempo. Sono crimini la cui descrizione si presta a molteplici interpretazioni, come ad esempio alcune forme di stupro, alcuni crimini collettivi di massa, un usurpazione  difficilmente classificabile, alcuni casi di corruzione non necessariamente condotti da una esigenza economica e finanziaria.

      Credo in questo modo di aver proposto una classificazione del crimine per categorie e tipologie integrate in modo che sia possibile costruire una mappa connettografica della criminalità. Categorie e tipologie sono stante individuate sulla base della funzione eziologica del potere e sulla base del criterio logico di conduzione dell’azione. Queste due variabili sono fondamentali per la classificazione del crimine, in modo che si possa corrispondere a quelli che Popper considera i 2 problemi fondamentali della ricerca scientifica[11]: il problema della demarcazione (e quindi della classificazione) e il problema della oggettivazione (e quindi della funzione di decodificazione causale).
      Naturalmente non si può pretendere che questo approccio sia esaustivo.
      Qui si tratta soltanto di una proposta per un nuovo inizio, come avrebbe Husserl[12], per una transizione epistemologica della criminologia verso una nuova teoria di decodificazione che sappia rappresentare (anche in una mappa) le relazioni morfologiche del crimine; cioè che sia in grado di far transitare gli immanenti aristotelici[13] nella rete delle connessioni (la dinamiche delle relazioni di dominio fenomenologico) che definiscono quel particolare caso criminale.
      Il presupposto epistemologico di questa proposta è quella di considerare la forma di un qualsiasi elemento o caso il prodotto di vincoli connettivi. In altri termini, sono i vincoli connettivi che danno forma alle cose, che ne costituiscono quindi le identità o le essenze, in modo che possano essere, in qualche modo, classificabili. Secondo Husserl, infatti, ogni dato è con-tenuto, tenuto insieme. Se decostruisco posso trovare il legame, il vincolo connettivo di un determinato evento. Ad esempio, se ho una parola come “però”, una decostruzione senza perdere il vincolo connettivo consiste nella parola “ma”. Se invece divido, cioè se separo i singoli elementi, perdo il vincolo connettivo e dunque il significato della parola: ad esempio, la singola lettera P, la E, la R e la O, prese autonomamente sono totalmente diverse e senza possibilità di comparazione o collegamento con la parola “però”, che tutta assieme mostra e dimostra il suo vincolo connettivo. Il che vuol dire che il valore di un crimine (come di ogni fenomeno esistente) è nei connettivi che ne determinano la forma.
      Naturalmente potremmo continuare con il concetto di intervallo, cioè con l’affermazione che la oggettività di un vincolo – filosoficamente si direbbe la “datità” – è valida soltanto all’interno di un determinano intervallo di probabilità, che in criminologia passa dentro il concetto di movente o moventi di un caso criminale. È un altro argomento e, se varrà la pena continuare questo percorso, lo affronteremo in un’altra trattazione.    



Bibliografia


  1. Aristotele, OPERE, METAFISICA, Laterza, Bari 1973.
  2. Frege Gottlob, GRUNDGESETZE DER ARITHMETIK, Verlag Hermann Johle, Jena 1983
  3. Kant Immanuel, OPERE, CRITICA DELLA RAGION PURA, ANALITICA TRASCENDENTALE, Utet, Torino 2013
  4. Khanna Parag, CONNETTOGRAPHY. LE MAPPE DEL FUTURO ORDINE MONDIALE, Fazi Editore, Roma 2016
  5. Husserl Edmund, LA CRISI DELLE SCIENZE EUROPEE E LA FENOMENOLOGIA TRASCENDENTALE, Il Saggiatore, Milano 2015
  6. Malsow Abraham, MOTIVAZIONE E PERSONALITA’, Armando Editore, Roma 2010
  7. Popper R. Karl, I DUE PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA TEORIA DELLA CONOSCENZA, Il Saggiatore, Milano 1987
  8. Russell Bertrand, INTRODUZIONE AL TRACTATUS LOGICO-PHILOSOPHICUS DI L. WITTGESTEIN, Kegan Paul, Londra 1922
  9. Russell Bertrand e Whitehead Alfred North, PRINCIPIA MATHEMATICA, Cambridge University Press, Cambridge UK, 1913
  10. Watzlawick Paul e Beavin Janet Helmick e Jackson D. Donald,  PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA, Astrolabio, Roma 1967




[1] Khanna Parag, CONNETTOGRAPHY. LE MAPPE DEL FUTURO ORDINE MONDIALE, Fazi Editore, Roma 2016
[2] Come è noto Aristotele aveva individuato 10 categorie universali a cui tutti i termini semplici, cioè senza alcuna connessione alla quotidianità individuabile, dovevano corrispondere: sostanza, quantità, qualità, relazione, luogo, tempo, stare, avere, agire, patire. Aristotele, OPERE, METAFISICA, Laterza, Bari 1973.
[3] Kant Immanuel, OPERE, CRITICA DELLA RAGION PURA, ANALITICA TRASCENDENTALE, Utet, Torino 2013
[4] Russell Bertrand e Whitehead Alfred North, PRINCIPIA MATHEMATICA, tempo, stare, avere, agire, patire. Aristotele, OPERE, METAFISICA, Laterza, Bari 1973.
[4] Kant, Critica della ragion pura, in Analitica trascendentale
[4] Russell Bertrand e Cambridge University Press, Cambridge UK, 1913
[5] Frege Gottlob, GRUNDGESETZE DER ARITHMETIK, Verlag Hermann Johle, Jena 1983
[6] Russell B. e Whitehead A.N., cit., 1913
[7] Watzlawick Paul e Beavin Janet Helmick e Jackson D.Donald,  PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA, Astrolabio, Roma 1967
[8] la classe di tutte le classi che non contengono sé stesse: se è la classe di tutte le classi e non contiene se stessa ci deve essere un’altra classe che contiene la classe di tutte le classi. Ma se c’è un’altra classe, allora la classe di tutte le classi non è di tutte le classi. E così via all’infinito. Epimenide il cretese diceva che tutti i cretesi sono bugiardi. Russell spiega che questo paradosso è possibile soltanto perché si cerca di far corrispondere come entità dei concetti, la singola mela con la singola pera, mele e pere possono corrispondere in una tipologia logica diversa, quella della frutta, che è un concetto come il concetto di mela e pera. Se dico Epimenide il cretese rappresento una entità. Se dico tutti i cretesi rappresento un concetto. Assieme non sono corrispondenti. Ma se dico Epimenide il cretese dice che Aristarco il cretese (che sono due entità e quindi possono appartenere alla stessa categoria) è bugiardo, la formulazione è corrispondente; come se dico che tutti i cretesi sanno che i cretesi sono bugiardi (che sono due concetti e possono appartenere alla stessa tipologia).
[9] Russell applica questa struttura logica al linguaggio: “ogni linguaggio ha, come dice Wittgenstein, una struttura della quale nulla può dirsi in quel linguaggio, ma che vi può essere un altro linguaggio che tratti della struttura del primo linguaggio e possegga a sua volta una nuova struttura, e che tale gerarchia di linguaggi può non aver limite”. Russell Bertrand, INTRODUZIONE AL TRACTATUS LOGICO-PHILOSOPHICUS DI L. WITTGESTEIN, Kegan Paul, Londra 1922
[10] Maslow Abraham, MOTIVAZIONE E PERSONALITA’, Armando Editore, Roma 2010
[11] Popper R. Karl, I DUE PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA RICERCA SCIENTIFICA, Il Saggiatore, Milano 1987
[12] Vedi Sini Carlo, INIZIO, Jaca Book, Milano 2016
[13] Con il termine greco di ἐνυπάρχειν,  Aristotele aveva indicato in particolare  gli attributi essenziali di un fenomeno inerte che ne costituiscono il concetto generale; anche se il pensiero medievale cambiò il significato del termine e lo utilizzò, non tanto secondo la logica  della fisica – come fece Aristotele – ma secondo la metafisica fondamentalista della reintepretazione religiosa 

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