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POSTPENSIERO 156 - NOI: IL CAMBIAMENTO

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  SUI CAMBIAMENTI CROMATICI                                                          Vincent van Gogh,  Strada di campagna in Provenza di notte  1890;  olio su                                                             tela, 93,4 x 72 cm; Otterlo, Kröller-Müller Museum) Philip Ball, chimico e fisico, divulgatore scientifico e redattore della rivista «Nature», in un libro di 4 anni fa sul futuro prossimo venturo, afferma che « la nostra relazione con la morte e il morire sarà, in un modo o nell’altro, un elemento che guiderà il cambiamento sociale ». Che cosa significa? e, più di tutto, perché? Credo che questa affermazione apodittica possa essere ricondotta a tre argomentazioni prevalenti: 1 – la prima, come si legge agli esordi del testo, riguarda la nostra coscienza fenomenologica: « Il mondo cambia perché cambiamo noi ». In genere, invece, si pensa perfettamente il contrario: noi cambiamo perché il mondo cambia e una vasta litania ricorrente ci induce a cambiare per essere pi

3 - Epistemica del Nulla

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  Epistemica del nulla Il problema epistemologico della singolarità     Alessandro Ceci     “la vita ha orrore della assoluta esattezza” Thomas Mann     Poco prima di morire, con il corpo putrefatto da vesciche ed ulcere provocate forse da una nube di   gas sparata contro l’esercito tedesco di cui era tenente, “ con gli occhi iniettati di sangue ” [1] , disteso su una barella, sotto piaghe e croste che, con il dolore, con il bruciore, nascondevano il pensiero, Karl Schwarzschild, il grande matematico e astronomo che risolse l’equazione della relatività generale di Einstein scoprendo matematicamente la singolarità planetaria in cui lo spazio e il tempo si accartocciano e le leggi della matematica e della fisica non contano più nulla, ciò che noi oggi volgarmente chiamiamo “ buco nero ”, si rivolse al giovane matematico Richard Courant, anche lui ferito in guerra, occasionalmente nello stesso ospedale militare, e chiese se la mostruosità della materia che inghiotte