GENEALOGIA DEMOCRATICA: 7 - Anakýklōsis (Anaciclosi)




Frammenti sparsi di pensiero politico democratico si trovano nella filosofia romana e latina. come se il puzzle di Pericle si fosse scomposto e i suoi solitari componenti si fossero dispersi un po’ di qua e un po’ di là, dopo la conquista della Magna Grecia (datata convenzionalmente alla distruzione di Corinto il 146 a.C.).
Alcuni intellettuali greco-romani ed altri romano-greci, anche se volgarmente e non esclusivamente riferito alla democrazia, sostituirono il concetto di modello politico, dinamico (quello Ateniese tanto caro a Pericle) o statico (quello spartano tanto caro a Platone ed Aristotele), con il concetto di processo politico.
Il logos non è più dato dalla concorrenza tra modelli tripolitici (Dittatura, Oligarchia, Democrazia) o duopolitici (Repubblica o Monarchia). Il logos della politica è interamente in un processo che ci fa passare da un modello all’altro, in un processo storico di lungo periodo, fatto di in momenti positivi e negativi, generativi e degenerativi, l’uno consecutivo all’altro; un processo particolare ed unico che viene denominato Anaciclosi (Anakýklōsis).

Anaciclosi (Anakýklōsis) sostiene che ogni forma di governo è intrinsecamente instabile e quindi ciascuna può essere “benigna” o “maligna”. Ciascun modello politico è debole, ma il processo no.
Seppure la benigna monarchia degenera in maligna tirannide, la benigna aristocrazia nelle maligna oligarchia e la benigna democrazia in maligna oclocrazia, alla fine il processo ricomincia da capo. La sua forza è nel non fermarsi mai, nel suo stesso procedere da fasi storiche positive a fasi storiche negative e viceversa.
Possiamo annoverare l’introduzione del processo politico, nella forma dell’anaciclosi, in parte nella evoluzione del pensiero politico democratico, perché in questa filosofia si intende governo “benigno” quello che, qualsiasi forma (modello) assuma, che si occupa del benessere complessivo di tutti; mentre è “maligno”, quello che si occupa della ricchezza e del benessere di pochi.
Come è logico che sia, in un processo politico non conta tanto la forma che si assume, quanto l’azione che si compie. Ci si può riferire a qualsiasi modello si preferisce, ciò che dobbiamo giudicare è la natura complessivamente positiva o negativa dell’azione politica.
I romani erano pratici e, alla fine, il governo, qualunque fosse, per il fatto di essere comunque transitorio, in pratica poteva andare soltanto bene o male. Il problema che resta, allora, è quello di sapere quando un governo benigno si trasforma in governo maligno. Per Bruto e i congiurati di Cesare la repubblica benigna di Roma degenera quando Cesare vuole proclamare la Monarchia e addirittura l’Impero. Marcantonio, invece, concentra la sua orazione in memoria di Cesare, non sul crimine, ma sul testamento, mostrando al popolo romano che, qualsiasi forma il governo avesse assunto, Cesare avrebbe operato per il benessere di tutti. In entrambi i casi siamo perfettamente nella teoria dell’Anaciclosi e, dunque, oltre i modelli, interamente dentro la logica del processo politico.
Sebbene la teoria dell’Anaciclosi sia facilmente riconducibile al brano della Politica di Aristotele in cui si distinguono sei forme modelli politici, tre generate e tre degenerate, noi consideriamo Polibio come il primo vero teorico dell’Anaciclosi.
Come mai?
La differenza sta nel fatto che Aristotele non unisce tutte le sue forme in unico processo politico.
Le categorie di Aristotele possono degenerare ciascuna dentro se stessa: la democrazia può diventare oclocrazia, la monarchia può diventare tirannia, l’aristocrazia può diventare oligarchia; ma restano sempre dentro la propria categoria politica, come se in ciascuna di esse vi fosse un intervallo composto da due estremi, uno positivo e l’altro negativo.
Per Polibio, invece, esiste un processo politico involutivo che trasforma la monarchia in tirannide, quando il re buono muore e gli succedono i figli avidi, e questa in aristocrazia, quando un gruppo di uomini volenterosi e responsabile decidono di riparare alla degenerazione prodotta dagli eredi al trono. Anche questi aristoi però moriranno e i figli che succederanno loro, degenereranno in oligarchi, interessati non più al bene del popolo, ma alla propria ricchezza. Così, con le ingiustizie e le angherie che gli interessi personali comportano sugli altri, anche loro saranno soverchiati dal popolo ribelle che instaurerà un regime democratico. Il regime democratico, però, costretto da demagoghi e populisti, oltre che da lobbies di potere che imporranno leggi confuse e non organiche, ancora contro gli interessi collettivi ma in favore esclusivo dei propri, si trasformerà in un potere oclocratico. Il processo politico di Polibio non si ferma. Lo Stato entrerà in un conflitto violento e i cittadini esprimeranno un sentimento di giustizia che verrà appagato dall’uomo nuovo che vincerà, solo, unico, su tutte le parti in lotta e instaurerà la monarchia. Il processo politico diventa un ciclo storico infinito.
Aristotele elabora le categorie politiche.
Polibio le compone in un processo che diventa un ciclo.
Un processo, anche quando ricominci nella sua infinita storicità, non può però definire il governo perfetto, la migliore condizione amministrativa; poiché tutte sono utili e funzionali in vari momenti storici.
C’è una sola condizione possibile affinché l’anaciclosi si blocchi e si cristallizzi in una forma politica statica e stabile: costruire un equilibrio politico tra le 3 condizioni benigne della organizzazione politica: la monarchia, l’aristocrazia e la democrazia. Era accaduto una sola volta, a Sparta, e stava riaccadendo una seconda volta, a Roma.
Per Polibio, nato a Megalopoli nel 205 a.C., che aveva fatto di Roma la sua città adottiva per amore (in quanto ben accolto dalla famiglia degli Scipioni) e per calcolo (grazie agli incarichi politici che gli erano stati attribuiti per la ridefinizione della Grecia in provincia di Roma), incastrava in un solo equilibrio le tre forme politiche migliori: la Monarchia, con il Consolato; l’Aristocrazia, con il Senato; la Democrazia con in Tribuni e  i Concili della plebe. La migliore forma politica possibile, come meglio spiegherà Cicerone, sarà il governo misto.
Anaciclosi, nella sua follia ciclica, è rimasta tuttavia nella mente della gente, dentro il pensiero politico degli uomini: “sogliono le province, il più delle volte, nel variare che le fanno, dall'ordine venire al disordine e di nuovo poi dal disordine all'ordine trapassare... e così sempre da il bene si scende al male, e da il male si sale al bene. Perché la virtù partorisce quiete, la quiete ozio, l'ozio disordine, il disordine rovina; e similmente dalla rovina nasce l'ordine, dall'ordine virtù, da questa gloria e buona fortuna. Per Machiavelli, padre europeo della Scienza Politica, l’anaciclosi è sempre attiva, i governi sono destinati a corrompersi  e il ciclo circolare della storia dei regimi politici non può essere interrotto: “questo è il cerchio nel quale girando tutte le republiche si sono governate e si governano: ma rade volte ritornano ne' governi medesimi; perché quasi nessuna republica può essere di tanta vita, che possa passare molte volte per queste mutazioni, e rimanere in piede. Ma bene interviene che, nel travagliare, una republica, mancandole sempre consiglio e forze, diventa suddita d'uno stato propinquo, che sia meglio ordinato di lei: ma, posto che questo non fusse, sarebbe atta una republica a rigirarsi infinito tempo in questi governi.
Aveva ragione Karl Marx: la storia, quando si ripete, è una farsa.

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